Perché
quando parliamo di fecondazione
eterologa,
utero in affitto,
madre surrogata,
maternità
surrogata,
maternità surrogata pro e contro, si parla
sempre dal punto di vista degli adulti, piuttosto che quello dei
nascituri? E perché il tam tam è sempre
più propagandistico, ideologico, filosofico, legale o etico
e mai scientifico, nonostante 70 anni di studi e ricerche dimostrano
notevoli rischi sui bambini ed anche sulle stesse madri surrogate?
MATERNITA'
SURROGATA PRO E CONTRO, PER GLI
“ADULTI”
Il desiderio di un figlio è legittimo, ma non può
esserlo il diritto di averlo a tutti costi, men che meno se tiene conto
solo degli adulti coinvolti e non dei nascituri e delle conseguenze che
queste scelte possono avere sulla loro salute mentale e fisica.
Nemmeno il diritto di essere felici, come sancito nella Costituzione
americana, può prevaricare sul diritto di un altro
individuo. Quando il diritto di qualcuno entra in collisione col
diritto di un altro e prevarica sull'altro, si parla di abuso.
Non c'è alcuna questione di diritto da valutare,
perché non può essere un diritto di alcuno quello
di cedere o prendere un altro essere umano, seppur in forma embrionale
e di deciderne la salute mentale e fisica.
Non c'è alcuna questione da valutare circa “il
come”, se a pagamento, o gratuito. I bambini non sono oggetti
da cedere, a nessun titolo.
L'unica questione da valutare è sulle conseguenze che
l'egoismo “adulto” può avere sui
nascituri, “oggetto” di cessione.
I bambini non sono oggetti che devono compensare nostre lacune. Se non
possiamo averne, dobbiamo imparare a fare pace con questo nostro limite
umano e forse anche col bisogno di rispondere a certe aspettative
sociali o del politically correct. Accettarci ci porterà
molti più benefici di quanti potremmo immaginare. Inoltre,
ci sono tanti altri modi di essere genitori e di aiutare tanti bambini.
MATERNITA'
SURROGATA PRO E CONTRO, PER I BAMBINI
Tutti i genitori vorrebbero bambini sani e belli, ma esiste
molta ignoranza sulle condizioni che permettono questo stato
di cose, ovvero sulle azioni che le compromettono.
C'è troppa sottovalutazione di quel complesso processo che
permette al mammifero di sopravvivere e di tutto ciò che
presuppone una gravidanza sia per la madre, che per il bambino.
Dietro un parto non c’è solo un bambino che nasce,
ma c’è tutta una serie di passaggi neuroendocrini
che si susseguono in modo tale che si generi una perfetta procedura di
vincolo madre-bebè, atta a far sopravvivere il bambino,
anche salvaguardando la vita della madre.
Durante la gravidanza, il cervello della madre subisce grandi
cambiamenti che sono funzionali alla cura e l’allevamento,
compreso l’allattamento al seno. Questi mutamenti anatomici e
funzionali, avranno conseguenze benefiche per la madre (come
proteggendola maggiormente dal cancro al seno e
dall’osteoporosi), e veicoleranno molti benefici al
bebè prima ed all'adulto poi, come una maggiore protezione
da alcune malattie fisiche e disagi emotivi, favorendo uno stile di
attaccamento più sicuro e maggiore empatia. Quest'ultima,
anche attraverso l'assorbimento e la produzione di ossitocina.
“
Gli studi psicobiologici stanno dimostrando che
i sistemi madre-bambino sono interconnessi l’uno
all’altro.... il cervello adulto agisce come un elemento
regolatore esterno per lo sviluppo degli ancora immaturi sistemi
omeostatici (tendenza naturale al raggiungimento di una relativa
stabilità) del bambino. Da questa prospettiva,
l’attaccamento non va considerato solo come un comportamento
manifesto, ma anche come un’organizzazione interna, che viene
costruita nel sistema nervoso, nel corso e come esisto
dell’esperienza che il bambino fa delle sue transazioni con
la madre.” (Ammaniti e Gallese, p. 152).
EPIGENETICA
La dottoressa Miriam Al Adib, ha scritto numerosi articoli disponibili
nel suo blog “Mujer al día en
Ginecología” sulla Ginecologia e Ostetricia (nelle
quali esercita), nonché sull’epigenetica in
gravidanza. Ella dice che “
Il genoma è
la sequenza di DNA, gli epigenomi sono i marcatori chimici del DNA.
Questi marcatori chimici si attivano conformandosi
all’ambiente”.
La dottoressa Miriam Al Adib riporta che, ancora prima
dell’annidamento (nell'utero) della cellula uovo fecondata,
l' RNA della madre biologica avvia l' “on/off” dei
geni del futuro bambino, stabilendo un legame madre biologica-bambino,
non solo genetico, ma epigenetico. Detto in altri termini, nel caso
della
fecondazione
eterologa, in cui uno e entrambi i gameti vengono
donati/ceduti da un genitore (questo è, di fatto) diverso da
quello che lo crescerà, comunque il genitore donante,
avrà un legame ed un effetto nella vita del futuro nascituro.
“
Il Dna cellulare non è un semplice
registratore che ripete pedissequamente ciò che ha impresso
[…]. Saranno i coinvolgimenti relazionali propri
dell’esistenza di ognuno di noi, che non possono non
cominciare che al momento del concepimento, a costituire lo stimolo
evolutivo individuale che sarà chiamato
personalità” (T. R. Verny).
CONCEPIMENTO
E FECONDAZIONE ETEROLOGA
Per favorire la sopravvivenza, molte specie, come quella umana, ma
anche quella di molti uccelli (monogame per tutta la vita), consolidano
legami che permettano di portare avanti la gravidanza e proteggerla il
più possibile. L'esistenza di questo legame ed il contesto
in cui avviene il concepimento, non può non avere un peso
nel concepimento del bambino, perché ne ha la
qualità del legame tra i due genitori.
Ermes Luparia ipotizza «una correlazione positiva tra la
qualità della vita e la qualità
dell’atto procreativo».
Il contesto ottimale per il concepimento dovrebbe essere amorevole e
caldo, se non lo fosse, se avvenisse con mancanza di affetto, o con
violenza, o fosse artificiosa in laboratorio (come nella fecondazione
eterologa), il nascituro potrebbe trovarsi sprovvisto di quegli
“switch” epigenetici delle condizioni preziose per
le relazioni umane legate, come l'amore, l'affettuosità,
l'empatia, la fiducia, la sicurezza relazionale, favorendo disagi
sempre più dilaganti nella società attuale, come
l'insicurezza, la dipendenza affettiva, la mancanza di empatia, il
narcisismo, l’aggressività.
GRAVIDANZA
E UTERO IN AFFITTO
Gli studi sul periodo fetale smentiscono la visione del nascituro come
tabula rasa, priva di qualunque informazione.
Abbiamo già visto che il contesto in cui avviene il
concepimento, può avere un peso e che ce l'ha anche il
genitore biologico, prima ancora dell'annidamento, creando un legame
genitore biologico-bambino.
Se uno dei gameti (spermatozoe e ovocita) viene donato/ceduto (
fecondazione eterologa)
al bimbo viene inferta la
ferita
dell’abbandono o del rifiuto, cui viene
predestinato, già dal concepimento.
L'istinto di sopravvivenza di un bambino, più forte di ogni
“ragione”, non gli permetterà mai di
concepire “il dono”, si sentirà sempre
rifiutato o abbandonato, esattamente come il bambino che si sente in
competizione con un nuovo fratellino o che viene portato a scuola i
primi giorni. Quel bambino feritò sarà sempre
dentro l'adulto e verrà fuori in ogni relazione, in modo
tanto più disfunzionale, quanto più profonda
è la sua ferita.
Se saranno entrambi i gameti ad essere donati/ceduti, il bambino si
sentirà doppiamente rifiutato e/o abbandonato.
Se la donna che farà sviluppare il bambino non
sarà il genitore che lo crescerà, come nella
maternità surrogata,
questa ferita sarà ancora più profonda.
Se la gestazione avverrà nell'utero (
utero in affitto) di
una donna che non lo allatterà o non lo crescerà,
questa ferita si farà ancora più grave ed
avrà delle conseguenze anche fisiche sul bambino.
Durante i miei test kinesiologici, io molto spesso verifico che
determinati problemi si sono installati durante il concepimento, la
gravidanza o nel primo anno di vita.
Come ben possiamo immaginare, durante la gestazione, le abitudini della
madre, le sue emozioni e le sue condizioni possono creare molti
cambiamenti nell’epigenoma del bebè
(programmazione fetale).
Uno studio tutto italiano di, ZANCHETTIN, Liviana, et al. 2022, ha
fatto una revisione degli studi degli ultimi anni, riscontrando in
linea di massima una genitorialità più positiva
tra i genitori che hanno fatto uso della
maternità surrogata,
forse anche come compensazione del fatto di non essere genitori
biologici, nonché come sublimazione del fatto di non poter
avere figli in modo naturale. Tuttavia, come emerge chiaramente dalla
rassegna, gli aspetti indagati riguardano la genitorialità
(la misura più utilizzata è stata la Quality of
Parenting Interview), ma non le competenze emotive e relazionali (come
quelle indagate negli studi sull'attaccamento), avevano campioni di
piccole dimensioni e sono emersi diversi rischi di
parzialità, ovvero di non oggettività, come per
esempio il fatto che la gran parte degli studi analizzati provenissero
dallo stesso gruppo di ricerca "Golombok et al." (guarda caso, quello
che ha sdoganato le famiglie omosessuali) e provenienti prevalentemente
dal Regno Unito, in prima linea su certi fronti.
Nonostante il rischio di parzialità degli studi di Golombok
et al., vale la pena citare quello del 2011, che indica che la maggior
parte delle madri designate (che hanno usufruito della
maternità surrogata)
ha “riportato” una buona salute mentale e fisica
nei propri figli, eccessi di coinvolgimento emotivo (over-involvement),
livelli più elevati di gioia e competenza e livelli
più bassi di rabbia e senso di colpa, ma solo fino ai 7
anni, età in cui l'interazione madre-figlio diventa invece
meno positiva.
NASCITA
E MATERNITA' SURROGATA
Abbiamo visto che il legame di attaccamento si attiva fin dal
concepimento, può essere condizionato dal contesto in cui
avviene il concepimento e si rafforza durante tutto il periodo della
gravidanza.
La conseguenza naturale è che se questo legame viene
interrotto dopo la nascita, come avviene nella
maternità surrogata
e con l'
utero in affitto,
produrrà un vuoto inconscio nella
madre surrogata e
una profonda ferita da abbandono o rifiuto nel bambino.
Questo non vuol dire affatto che i genitori che
“riceveranno” questo bambino saranno dei cattivi
genitori o che i genitori naturali siano migliori di quelli adottivi, o
che quelli eterosessuali siano migliori degli omosessuali e via
dicendo, vuol dire solo che ciò che riguarda un bambino, sin
dal momento del concepimento, condizionerà la sua salute
fisica ed emotiva e tutti i legami inconsci e filogeneticamente
determinati creati e rinsaldati, rima ancora delle nascita, se
tagliati, non possono che creare una ferita incolmabile.
Tutti noi abbiamo ferite, più o meno profonde,
più o meno precoci, che solitamente sono state create senza
volere, quindi ogni bambino si dovrà confrontare con delle
ferite. Le modalità che verranno adottate per difendersi dal
dolore che esse provocano, saranno tanto più forti, emotive,
ingestibili e problematiche, quanto più profonde saranno e
quanto più determineranno persone insicure e dipendenti
dall'esterno (ferita dell'abbandono). Perché arrogarci il
diritto di far nascere già un bambino con una ferita
così profonda e che può avere diverse
ripercussioni sulla vita psichica e sociale, non solo dell'individuo,
ma della intera
società?
Tutti noi, quando nasciamo, ci aspettiamo l’incontro con
nostra madre, che per 9 mesi ci ha trasmesso il suo sangue e la sua
ossitocina, ci ha
accolti e accarezzati amorevolmente e di cui per tutto il tempo abbiamo
sentito di battito del cuore, le emozioni e la voce. Tutto il nostro ed
il suo essere è stato programmato per farlo. Qualsiasi cosa
ostacolerà questo processo, avrà ripercussioni
negative sulla nostra salute fisica e mentale.
Una ricerca della Stanford University e pubblicata su Proceedings of
the National Academy of Sciences (ABRAMS, Daniel A., et al. 2016), ha
dimostrato che la voce della madre, dunque anche quella della
madre surrogata con
l'
utero in affitto,
che il feto sente mentre si trova nell'utero, dopo la nascita,
rappresenta una fonte di sicurezza emotiva, per tutta la fase del suo
sviluppo.
Privare un bimbo della propria madre, equivale a privarlo di questa
risorsa vitale, della possibilità di tranquillizzarsi, di
sentirsi sicuro, del suo equilibrio emotivo ed a renderlo di fatto
orfano di madre.
Cambiare la fonte di sicurezza e di riferimento di un neonato, che
può essere soltanto chi lo ha protetto, nutrito e fatto
sviluppare per 9 mesi, può risultare pericoloso per la sua
integrità psichica, come dimostra la grande mole di studi
sulla deprivazione materna, a partire da metà del secolo
scorso, dagli studi di Bowbly, incaricato a riguardo dall'OMS, che ha
preso in esame anche gli studi di Spitz sulla letargia e la morte per
deprivazione da contatto, negli orfanotrofi.
Negli studi di Jean Liedloff troviamo che la deprivazione affettiva
infantile costituisce le
«premesse per la
formazione di individui ansiosi, sradicati e aggressivi».
Così, lo psichiatra Reich dimostrò che quanto
più un trauma avviene in età precoce, tanto
più può essere difficile da superare.
Dal momento in cui nasciamo, abbiamo tutti diritto alla
continuità relazionale con chi ci ha dato vita ed al divieto
di separazione e di consegna ad altri.
Non siamo oggetti, né quando siamo solo uno zigote da
impiantare in un utero, né quando nascituri, né
quando lattanti, né in qualsiasi altro momento della nostra
vita.
ALLATTAMENTO
Il rapporto esclusivo e simbiotico madre-bambino, si rinsalda con
l’allattamento al seno, che si consiglia già nella
prima ora dalla nascita e che favorisce l'equilibrato sviluppo
psicofisico del bambino.
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)
“
considera l’allattamento uno degli
obiettivi prioritari di salute pubblica a livello mondiale.
L’OMS raccomanda l’allattamento in maniera
esclusiva fino al compimento del sesto mese di vita”
L’allattamento al seno fino ai 6 mesi
d’età del bambino, migliora il comportamento del
bambino. È quanto emerso da uno studio (Desmond, et al.
2008), della Glasgow University su 1.500 bambini sudafricani tra 7 e 11
anni. Oltre a migliorare il sistema immunitario e ridurre il rischio di
alcune forme di cancro, l'allattamento al seno incide sulla salute
psicologica del bambino, migliorandone il quoziente intellettivo e le
capacità cognitive. “
La durata
dell’allattamento al seno di un bambino incide in diverse
aree dello sviluppo. Ad esempio, alcuni disturbi legati al
comportamento nell’infanzia possono portare a sviluppare
atteggiamenti aggressivi nel futuro, interferendo con
l’apprendimento e con le relazioni con i coetanei, compresa
una scarsa autostima“ (Tamsen Rochat).
ALLATTAMENTO
E FIDUCIA
Alcuni studi dimostrano che l'allattamento al seno rende meno comuni e
problematiche le “battaglie della pappa”, durante
lo svezzamento, forse perché il bimbo ha già
imparato a fidarsi della mamma, con il nutrimento al seno.
Un neonato che si è sviluppato in un
utero in affitto,
con una
madre surrogata
e poi si trovi tra le braccia di un'altra persona, che cosa dovrebbe
apprendere dell'accudimento? Quali basi dovrebbero fondare la sua
fiducia?
ALLATTAMENTO
ED EMPATIA
Durante il parto, la puerpera produce
ossitocina, che
favorisce il parto ed il legame, nonostante il grande dolore fisico che
avverte. Questa ossitocina si continua a produrre con il contatto con
il bambino ed in particolar modo con l'allattamento e con
l'allattamento stesso, l'ossitocina viene trasmessa al bambino.
E' proprio questa ossitocina che favorirà non solo il legame
con la madre, ma con tutti gli esseri umani, fornendo le basi per
l'empatia e la socialità, condizioni fondamentali per
l'evoluzione della specie.
Nei suoi studi, Harlow dimostra che le scimmiette rhesus lattanti,
deprivate della madre, da adulte, non sviluppavano istinto materno e
quando costrette ad accoppiarsi, finivano spesso per rifiutare i propri
cuccioli.
Quando un neonato quando viene separato da chi rappresenta tutto il suo
mondo, il suo nutrimento fisico ed emotivo e la sua sicurezza, perde
tutto ciò che è la sua unica realtà e
si sente abbandonato o rifiutato, in uno stato di totale insicurezza
fisica ed emotiva, qualsiasi sia il trattamento e l'accoglienza che
riceverà dalla famiglia futura.
RISCHI
DELLA MATERNITA' SURROGATA
Quali sono le conseguenze che la pratica della
maternità surrogata
comporta sulle donne e sui bambini?
Abbiamo già citato lo studio, che rivela una interazione
madre-figlio, dopo i 7 anni, qualitativamente inferiore nei contesti
designati, piuttosto che naturali, che però non valutava le
competenze emotive dei bambini.
In un altro studio del gruppo Golombok et al., del 2012, i bambini sono
stati valutati mediante il test Strengths and Difficulties
Questionnaire (SDQ). I figli da
maternità
surrogata e donazione di gameti (
fecondazione eterologa)
hanno presentato maggiori difficoltà rispetto a quelli
cresciuti dai genitori biologici. Le differenze di punteggio sono
significative (5,95 contro 4,88), ma non lo sono per
numerosità del campione. Certo varrebbe la pena, ripeterlo,
con un numero più ampio di soggetti.
FERITA
DELL'ABBANDONO
Abbiamo già visto profusamente quando e quanto profondamente
e quante volte possa essere inferta la ferita dell'abbandono e del
rifiuto in un bambino, sin dal concepimento, con la pratica della
maternità surrogata e dell'utero in affitto.
Secondo le teorie di Lise Bourbeau (
Le 5 Ferite), la
ferita dell'abbandono (da genitore di sesso opposto) comporta
l'instaurarsi della maschera della dipendenza affettiva, mentre quella
del rifiuto (da genitore dello stesso sesso)induce la maschera della
fuga (dalle relazioni). In entrambi i casi, come abbondantemente
dimostrato dagli studi sull'attaccamento, abbiamo a che fare con uno
stile di attaccamento insicuro che comporterà tutta una
serie di azioni difensive atte a ripristinare lo stato di sicurezza.
Questi comportamenti possono facilmente essere il fondamento di
disagi emotivi,
accomunati dalla insicurezza, dalla dipendenza dall'esterno, dalla
asocialità, dall'egoismo, dall'aggressività e da
dinamiche relazionali collusive, in cui spesso entrano in gioco un
narcisista carnefice ed una vittima dipendente affettivamente.
Come se non bastasse, a questo destino, quasi scritto, si somma la
“scelta” dei futuri genitori, che con la
fecondazione eterologa,
cercano, come “donatori”/cessionari di gameti
(spermatozoi o ovociti) alti, biondi con occhi verdi o azzurri...
Mmmmhhh, una specie di razza ariana? Cercata proprio da chi spesso fa
della non discriminazione e della parità di genere il suo
baluardo...?
Non vale nemmeno la pena addentrarsi in sterili discussioni, meglio
andare al pratico.
Secondo gli studi Lise Bourbeau, esistono 5 tipi di ferite e 5 tipi di
strutture corporee, già diversamente raccontate da Lacan, e
i profili delle persone alte, con corpi affusolati, immaginate un po' a
chi appartengono?
Ebbene sì! Proprio a quelli che hanno la ferita
dell'abbandono, ovvero la maschera difensiva della dipendenza
affettiva! Così potremmo avere il massimo delle sicurezze
che nostro figlio sarà un insicuro dipendente affettivamente
dalle attenzioni e dalla approvazione, quindi facilmente manipolabile
e, che molto facilmente cadrà nelle grinfie di qualche
perverso narcisista senza
cuore.
Manco a dirlo, un gamete (ovocita o spermatozoe) non nel suo sito
naturale, ma in provetta e ceduto a qualcun altro, non rappresenta un
abbandono o un rifiuto, che se lo chiamiamo “dono”?
E semmai questa ferita non fosse la principale, che facciamo, lo
chiediamo proprio alto ed affusolato, cioè con la ferita
dell'abbandono, il male del nostro millennio?
IL
DIRITTO ALLA NON SEPARAZIONE
Che un essere umano non possa essere oggetto di trasferimento o di
consegna è scolpito nella dignità di ognuno di
noi.
Che un neonato non debba essere separato dalla madre per essere
consegnato ad altri, è insito nella coscienza di ciascuna
donna e di ciascun uomo, in ogni epoca, eppure tale divieto ha dovuto
essere solennemente sancito nella Dichiarazione Universale dei diritti
del fanciullo, del 1959: “il bambino in tenera età
non deve essere separato dalla madre”.
Che ad ogni bambini debba essere garantito “il pieno sviluppo
della persona umana”, è sancito, nella nostra
Costituzione, all'art.3, eppure si discute del diritto di impedirlo,
interrompendo traumaticamente l'intimo legame madre-bambino
sviluppatosi durante la gestazione e vietando l’innato
bisogno di contatto che un nascituro ha della sola realtà
che conosce.
NOTA
PERSONALE
Ho pianto tutto il tempo in cui ho scritto questo articolo, dalle
ricerche, allo studio, alla redazione. Il pianto disperato ha lasciato
via via il posto, prima ad una rabbia sorda e poi alla profonda
rassegnazione.
Forse era l'adulta empatica che piange disperatamente ad ogni funerale
e ogni volta che si immedesima nel senso di abbandono di qualcuno,
specie se un cucciolo o un neonato.
Ma è molto più probabile che a disperarsi fosse
la mia bambina interiore di 3 mesi, che la mamma si è
strappata dal seno ed ha portato dalla nonna, ad oltre 1000 km di
distanza, perché doveva tornare a lavorare.
Di questa bambina ferita, io non ho saputo niente fino a 46 anni,
quando ho voluto provare su di me il test kinesiologico, prima di farlo
agli altri, ed ho scoperto di avere una rabbia verso mia madre, mai
percepita consciamente e che mai potrei provare come adulta, per
qualcosa avvenuto a 3 mesi di vita. E' stata lei stessa a
raccontarmelo, quando le ho chiesto cosa fosse.
Di quella ferita del rifiuto che ne è derivata, non avevo il
minimo sentore, ma essa è scritta nel mio corpo minuto e nel
disagio relazionale, che inconsapevolmente mi ha causato, quello di non
riuscirmi a creare una famiglia e non provare la voglia di
maternità (se non in particolari momenti della vita, forse
più per questioni di adesione alle aspettative sociali),
proprio come gli studi Harlow, avevano dimostrato oltre 70 anni fa.
Chissà, che il calo di natalità, nei
paesi occidentali non possa essere dovuto anche a questo, ovvero al
minor istinto materno che provano le neonate private del contatto
continuo o dell'allattamento con le madri.
E' una ipotesi, ma la scienza si fonda su ipotesi e studi atti a
comprovarla e non sarebbe certo un male, avere un approccio scientifico
quando parliamo di politically correct e di
maternità surrogata
pro e contro.
ARTICOLI
CORRELATI
BIBLIOGRAFIA
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