La società attuattuale sembra essere
sempre più permeata dalla idea della
desessualizzazione umana ed imperversano persone che issanno il
vessillo della
fluidità
e della
liquidità,
che però vanno di pari passo al crescendo di
aggressività,
di
comportamenti
antisociali.
Konrad Lorenz, premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina, nel 1973,
ne “Gli otto peccati capitali della nostra
civiltà”, identificò tra le cause che
rischiano di distruggere la società
umana, quattro fattori
che generano
comportamenti antisociali:
- “l’estinguersi dei
sentimenti”,
- “la crescente intolleranza
verso tutto ciò che
provoca dolore”, ovvero il bisogno di appagamento immediato e
l'intolleranza alla frustrazione,
- “l’indottrinamento attraverso i mezzi di
persuasione pubblica”,
- la “
tradizione
genitoriale demolita”,
cioè il fatto che i giovani non si identifichino coi modelli
e valori genitoriali.
In molte specie animali, l'accettazione del cucciolo, nel gruppo,
garantisce una maggiore probabilità di sopravvivenza ed ha
quindi grande valore evolutivo.
Nel caso della società umana, in cui il cucciolo non diventa
autonomo prima di svariati anni, la capacità di avere solide
relazioni sociali con i propri simili, ha un ruolo rilevante ed a tale
fine, ne hanno anche l'acquisizione di valori generali, come quello
della socialità e dell'empatia, dei valori specifici della
società in cui si inserisce, la capacità di
provare sentimenti a lungo termine, la capacità di
tollerare la frustrazione e controllare la rabbia. Valori, sentimenti
ed emozioni trasmessi, in prima istanza, dalla famiglia, in cui il
bambino viene accolto, e poi dalla società stessa.
Poichè il cucciolo dell'essere umano, non potrebbe
sopravvivere senza essere accettato dalla comunità e/o dalla
famiglia,
la paura del rifiuto
è tra le paure
più arcaiche dell'essere umano.
Per questo motivo, l'importanza delle relazioni sociali è
stata approfonditamente studiata fin dall'inizio del Ventesimo secolo,
con particolar attenzione alla relazione con la madre e/o i caregiver
ed alla deprivazione relazionale ed affettiva.
Non c'è da sorprenderci che le ricerche evidenzino quanto
l'isolamento sociale possa essere rischioso per
la vita, al pari di
altri noti fattori come il fumo, l'obesità o
l'inattività fisica.
COMPORTAMENTI
ANTISOCIALI ESEMPI E STUDI
Uno studio pioneristico, sul
comportamento
antisociale di giovani
delinquenti, fu effettuato, nel 1944, dallo psicologo, medico e
psicoanalista britannico
John Bowlby, che gli
valse l'incaricato della
Organizzazione Mondiale della Sanità di raccogliere le
ricerche esistenti sugli effetti della deprivazione materna sullo
sviluppo individuale.
In “Fourty-four juvenile thieves: their characters and home
life” (trad. “Quarantaquattro ladri minorenni: i
loro personaggi e la vita domestica”), egli
evidenziò che un quarto dei ragazzi studiati aveva subito
importanti separazioni dai propri genitori durante l’infanzia
e che, in 12 casi su 14, la psicopatologia anaffettiva fu causata, a
suo dire, dalle gravi carenze di cure materne.
Dagli studi di Bowbly si sono sviluppate negli anni le teorie sugli
stili di attaccamento, ovvero sullo stato di sicurezza percepito nelle
relazioni e sugli schemi comportamentali che vengono attuati per
controllare la sofferenza derivante dalla separazione. Schemi difensivi
che sono tali nei bambini e diventano abitudini comportamentali poi
negli adulti.
La deprivazione materna, che può essere da lieve a grave, ha
la caratteristica di creare:
- intolleranza alla frustrazione del
bisogno di contatto emotivo e fisico,
- profonda ansietà da
separazione,
- forte dipendenza dalla
presenza/assenza, ovvero
dall'esterno,
- bisogno di appagamento immediato ed
egocentrismo,
- disfunzioni emotive che vanno dal
congelamento
delle emozioni e dei sentimenti, all'altalenanza tra essi, alla
fortissima emotività.
Oltre alle difese comportamentali, quando manca il contatto fisico ed
emotivo continuativo tra le madri ed i figli, nei primi anni di vita, e
tra le persone che dicono di amarsi, da adulti, si riduce la produzione
di ossitocina, che è anche l'ormone dell'empatia e della
socialità.
Aumenta così
l'
aggressività.
Gli stili di attaccamento tra bambini e genitori, e tra adulti poi,
diventano così sempre più insicuri e
disfunzionali, accrescendo il bisogno di controllo mentale, a
scapito della maturità emotiva, ovvero della consapevolezza
di sé e della capacità di mettersi nei panni
altrui, minimizzando il male causabile. Nel contempo la riduzione di
contatto fisico ed emotivo, esacerbata dalla vita virtuale, accresce
l'
aggressività
ed anichilisce le capacità sia
intellettive, che emotive.
LA
CRISI DELLA FAMIGLIA, LA DEMOLIZIONE DELLA TRADIZIONE E DELLA SOCIALITA'
I valori sono quelle virtù in base alle quali,
ogni giorno,
prendiamo decisioni ed agiamo.
In una comunità sociale, come quella umana, hanno un peso
rilevante quei valori che ci consentono di sopravvivere e di
riprodurci, tramite gli altri, e tra questi quelli che permettono
l'accettazione e l'appartenenza sociale, ovvero la
socialità.
La famiglia è la culla dove questi valori possono essere
appresi, non solo tramite l'insegnamento, ma soprattutto tramite la
presenza,
l'esperienza e l'attivazione dei neuroni specchio, ovvero tramite
l'apprendimento imitativo da parte dei figli.
Quando il bambino è in seno ad una famiglia che gli offre
presenza,
contatto
fisico ed emotivo, sicurezza, ergo sa trasmettergli
valori, ha una base
solida per la curiosità,
l’esplorazione, l'esperienza e l'emotività.
Invece, più il terreno su cui il bambino deve muoversi
è instabile, più insicurezza, rabbia, ansia e
paura saranno presenti e più il grado di attaccamento e di
empatia saranno fallaci, favorendo comportamenti antisociali, che
possono sfociare in
disturbo
antisociale.
Immaginate di essere in mezzo ad un incendio con altre persone. Chi
seguireste, una persona instabile, mutevole, incerta ed emotiva o una
persona sicura e capace di controllare l'emotività?
Chi preferiste come partner di vita, una persona ansiosa ed instabile,
che vi fa sentire di camminare sulle uova o
una che vi da sicurezza e serenità?
La sicurezza è un bisogno
fondamentale, legato alla
sopravvivenza,
quando manca, si fa
di tutto per ripristinarla, facendoci diventare
totalmente dipendenti da ciò che ci da il barlume di
appagamento e bisognosi di controllarlo.
Maggiori sono l'insicurezza e l'ansietà, maggiore
è il bisogno di controllo.
Maggiore è il bisogno di controllo, minore è la
tolleranza alla frustrazione.
Minore è la tolleranza alla frustrazione,
minore
è la capacità di gestire le
emozioni, che possono
diventare facilmente eccessive e degenerare nell'
aggressività
(anche in
aggressività
passiva) e maggiore è
l'egocentrismo, ovvero la concentrazione focalizzata su se stessi e
l'appagamento dei propri bisogni/desideri.
Da che mondo è mondo i genitori cercano di trasmettere i
valori e dettare le regole.
Da che mondo è mondo i genitori dicono
“no” a qualche richiesta dei figli.
Tutti noi abbiamo ricevuto dei “no”.
Eppure,
fortunatamente, non siamo diventati omicidi, anzi, quei
“no” ci hanno aiutato a crescere, non
solo
definendo i limiti del vivere comune, ma
anche rafforzando la
tolleranza alla frustrazione, al rifiuto, alla umiliazione ed
all'abbandono.
Anzi, spesso sono stati quei no, quelle frustrazioni e quella noia a
stimolare i nostri sogni e la nostra creatività.
Oggigiorno, le strutture familiari sono profondamente e troppo
velocemente cambiate rispetto al passato. Sono spesso frammentate,
dislocate territorialmente e meno presenti. Un tempo infatti, oltre
alle figure genitoriali, era spesso presente anche una rete familiare,
che poteva fornire grande sostegno.
Nelle coppie c'è sempre più malcontento,
aumentano i divorzi e i figli non credono più nel
matrimonio, nell'amore e nella famiglia, valori alla base della
sopravvivenza, ma anche delle capacità empatiche e sociali
di ogni individuo.
Le famiglie diventano sempre di più nuclei di coinquilini,
che si dividono apparentemente in modo equo le incombenze familiari e
che non hanno alcuna
intimità emotiva .
I
ruoli sono sempre
più confusi e questo fa sì che i
figli non vedano
più i genitori come basi stabili, cui fare riferimento.
I genitori sono più assenti
per lavoro ed i figli passano la
gran parte del loro tempo fuori dal nucleo familiare ed a risentirne
è spesso il sistema valoriale, che non raramente risulta
diverso da un genitore all'altro, soprattutto quando sono separati.
Così, i giovani si trovano spesso ad avere un sistema di
valori molto debole e spesso anche contraddittorio, in cui non sanno
cosa sia giusto.
Il benessere dei figli costituisce solo apparentemente un interesse
centrale. Gli adulti, spesso, si occupano di loro più dal
punto di vista economico, che da quello affettivo ed educativo
sublimando la loro assenza con permissivismo ed
amicalità,
deleteri per il ruolo genitoriale e la crescita dei figli. I giovani
spesso non si rivolgono ai genitori, perché paradossalmente
la mancanza di conflitti e di regole e di asimmetria nei ruoli, fa
sì che non li considerino dei punti di riferimento
autorevoli.
Così, la fruizione dell'esempio comportamentale e valoriale
degli adulti, da parte dei giovani, si è molto ridotta.
Se a ciò si somma l'insicurezza emotiva e la dipendenza dai
fattori
esterni, non possono che derivarne personalità molto fluide
ed
insicure, che crollano o diventano aggressive di fronte alla
frustrazione.
Un segnale preoccupante della svalorizzazione della funzione educativa
degli adulti è dato dall’aumento degli episodi di
violenza da parte dei figli,
nei confronti dei propri genitori.
La famiglia dovrebbe essere il luogo di sicurezza per
eccellenza, il luogo dove si trasmettono i valori e dove si apprendono
le regole familiari e sociali. Invece mi sembra di trovare solo un
dilagante vuoto di valori e di insicurezza affettiva, che diventa la
madre stessa di disagi, disfunzionalità,
aggressività,
antisocialità e violenze e la
culla di future generazioni senza alcuna umanità.
E' sconcertante che nel 2021, una ragazza riceva dei messaggi da un
amico (Giovanni Limata) che le preannuncia di volere fare strage della
famiglia della fidanzata, l'indomani, ed ella non faccia
alcunché per farlo ragionare o desistere o per avvisare
qualcuno, salvando così il povero padre della fidanzata,
Aldo Gioia.
Dov'è finito il valore della vita
umana?
Dov'è il
valore dell'amicizia, se chi ci dice di volerci bene, non ci contrasta
per paura di sentirsi rifiutato?
Un altro segnale preoccupante della
crisi dei valori e
della concausa genitoriale è data dal crescente "
colpa
in educando", richiamata
non solo nel Codice Civile (art. 2048), ma anche nella Costituzione
(art.30). Un fenomeno per cui i genitori finiscono con l'avallare i
comportamenti antisociali
dei figli, peggiorando ulteriormente la loro disfunzionalità
emotiva e sociale.
Un tempo, se un insegnante ci rimproverava, avevamo il timore di dirlo
a casa, perchè era quasi certa la dose aggiuntiva di
richiamo e/o punizione, da parte dei nostri genitori. Oggi non solo
ciò manca, ma si è arrivati al paradosso opposto,
in cui una docente di scuola elementare è stata
condannata alla reclusione, dal Tribunale di Parma, per
“
abuso dei mezzi di correzione”
verso gli studenti
della quinta elementare, che avevano imbrattato i muri dei bagni di
feci.
Come possiamo continuare ad attribuire un ruolo importante alla scuola
nella educazione dei giovani, se questo processo non viene solo
impedito, ma addirittura punito e viene avallato il
comportamento
antisociale di un figlio? Imbrattare di feci un bagno, non
è
forse una mancanza di rispetto verso gli altri alunni e gli operatori
che dovranno pulire il misfatto? Non è forse una
mancanza di valori verso l'essere umano?
Perchè dunque oggigiorno, si è sempre
più intolleranti alle regole, ai valori,
all'autorità ed ai “no” e si
è sempre più dipendenti dall'appagamento
immediato dei bisogni e dal
“tutto e
subito”?
Io credo che dipenda da due fattori concatenati, la
distruzione
della
tradizione familiare e la crescente
dipendenza
affettiva dall'esterno.
Paradossale è che la prima, e più
specificatamente la deprivazione materna, può essere
causa della dipendenza affettiva e quest'ultima diventa la
causa per cui non si riesce più ad investire in valori,
sentimenti e relazioni stabili e stabilizzanti, un serpente che si
morde la coda!
LA
FORMAZIONE A-SOCIAL
L'altalenante presenza/assenza emotiva e fisica genitoriale, oltre a
non fornire le basi per l'apprendimento imitativo ed a favorire un
sistema valoriale debole e/o contraddittorio, crea
ansietà
relazionale e dipendenza affettiva.
L’Io, senza
valori di
riferimento, senza radici stabili, è completamente in
balìa dall'esterno, in quella tanto decantata
quanto erronea
fluidità,
mutevole, insicuro,
emotivo e
fortemente bisognoso di controllare la possibile
frustrazione,
di cui
è profondamente intollerante.
Ci troviamo così di fronte a nuove generazioni sempre
più
senza identità e senza
basi stabili di
riferimento.
La famiglia non è più un punto di
riferimento.
L'educatore diventano la rete, le fake news, la musica, i video, i
post, i social, le mode...
Accade così che siamo bombardati ed
“influenzati” da immagini
“filtrate” e falsate di persone che appaiono
bellissime, in forma, di successo e piene di
“followers”, cui basta
“apparire” per fare tanti soldi, avere successo e
quindi “essere accettati”, cioè non
rifiutati... C'è una corsa spasmodica alla ricerca di
“like” e consensi, ma anche di
“notifiche” social(i); una vera e propria
dipendenza.
Accade così che detenuti ed ex tali, diventino noti
influencer (cioè in grado di influenzare) sui social media,
seppur spesso con intento preventivo o di denuncia sociale. Tra essi J.
G. (non lo scrivo per esteso perchè non voglio alimentare
questo tipo di fenomeno) che pubblica con
regolarità e il record di visualizzazioni lo ha ottenuto col
video che insegna a parlare come un galeotto, con lo slang
del carcere.
E' questo il valore aggiunto?
E' questa la nuova
lingua da imparare?
Dunque, non bisogna necessariamente essere brave
persone o validi professionisti o meritevoli per “avere
successo”?
Lo si può diventare anche dopo aver
commesso qualche crimine? E dunque, chi ha commesso un crimine
può influenzare i giovani e diventarne addirittura un punto
di riferimento?
Come accadde a Ferdinando Carretta, che nel lontano 1989,
compì il triplice omicidio dei genitori e del fratello e
dichiarò
“Ricevetti tantissime
lettere di persone
che erano venute a conoscenza del mio caso attraverso i mass media.
C’era tanta comprensione nei miei confronti e con alcune di
queste persone ho mantenuto una relazione che continua a
tutt’oggi, sia epistolarmente che in altri modi”.
Non dissimile da ciò che accadde a Pietro Maso,
che, con 3 complici, uccise i genitori per incassare un
miliardo di lire, e per Erika De Nardo, che col fidanzatino Omar,
uccise la madre ed il fratellino e che le vede dedicati un sito
Internet, una canzone, tanti spasimanti e gesti che la disegnano come
un mito.
Come accade nel 2021, per Benno Neumair, per il quale è
stato creato in suo “onore” un gruppo su
un social network.
Così, sono sempre più coloro che si iscrivono a
Telegram, il social noto per la policy non in linea con gli standard di
tutela della sicurezza delle persone, in nome di un fantomatico
anonimato teso a mantenere la privacy su cosa? Se scegli un social,
scegli in partenza di rendere pubblico qualcosa di personale. Se le tue
azioni non sono illecite, che bisogno c'è di nasconderle?
Non ti viene in mente che come tu nascondi cose forse futili, altri
possono farlo per cose ben più gravi, se non reati?
Pedopornografia, revenge porn, sextortion, minacce di stupro, offese,
victim blaming, slut shaming, immagini falsate, numeri di cellulare e
indirizzi di casa di attiviste, femministe, donne, madri e sorelle
messe alla gogna dai loro stessi figli, fratelli, mariti, ex fidanzati
o da odiatori estranei. L'uso illecito di materiale privato
su gruppi dai nomi esplicativi, più
volte chiusi e riaperti, con la certezza
dell’identità celata. Una vigliaccheria avallata
da tutti gli altri che aderiscono al social.
Ecco dunque che, i valori per sopravvivere, all'interno della
società umana, non sono più quelli legati alla
stabilità dei sentimenti, delle emozioni, dei valori, della
famiglia, della società, del win2win,
ovvero della
intelligenza emotiva, ma quelli egoici ed egoistici, di controllo
mentale, di manipolazione, di narcisismo, dell'
asocialità,
dell'
aggressività,
basati sul tutto e
subito e sull'apparire e caratterizzati da grande fragilità
emotiva.
Vista la
fluidità,
è un mulinello nell'acqua, che trascina
sempre più in basso e più tenti il controllo,
più forza ti toglie.
SCIOCCANTE
L'EFFETTO DEI SELFIE SUL NARCISISMO
A dimostrazione del ruolo nefasto
giocato dai social nella percezione
della realtà, nell'indottrinamento, nelle relazioni, nelle
dipendenze e nella formazione della personalità,
c'è uno studio importantissimo che ha verificato in che modo
l’utilizzo di internet potesse essere associato al
narcisismo.
I risultati sono sconcertanti ed assolutamente preoccupanti.
In uno studio dell’Università Swansea in
collaborazione, con l’Università di Milano, i
ricercatori hanno analizzato i cambiamenti di personalità in
74 individui dai 18 ai 34 anni, durante un periodo di quattro mesi.
I risultati hanno dimostrato che
una eccessiva
pubblicazione
di immagini e selfie sui social è associata ad un aumento di
tratti narcisistici negli utenti (Reed, Bircek, Osborne,
Viganò, & Truzoli, 2018).
Nei partecipanti
si è osservato un incremento
del 25% dei
tratti narcisistici, che ha portato molti di
loro a
superare il cut-off
clinico per il Disturbo Narcisistico di
Personalità.
Il Professor Reed aggiunge che “
se consideriamo
il nostro
campione come rappresentativo della popolazione, cosa piuttosto
realistica, significa che circa il 20% delle
persone potrebbe essere a
rischio di sviluppare tratti narcisistici, associati a un uso
problematico dei social in modalità visiva”.
Il narcisismo comporta la ricerca di visibilità ed
approvazione.
“
L’uso dei social centrati sulle
modalità visive” – aggiunge
il Professor
Roberto Truzoli, del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche "L.
Sacco" dell’Università degli Studi di Milano,
supervisore della ricerca – “
può
enfatizzare la percezione degli individui narcisistici di essere al
centro dell’attenzione”.
Lo studio ha infatti rilevato che chi invece usa i social soprattutto
per postare contenuti verbali, come su Twitter, non presenta gli stessi
effetti, benchè
coloro che avevano un livello di
narcisismo
maggiore twittavano di più degli altri.
Il tempo medio di permanenza online,
oltre il lavoro,
era di circa
3
ore al giorno. Alcuni hanno dichiarato di usare
i social anche
8 ore al
giorno.
Link allo studio:
https://benthamopen.com/FULLTEXT/TOPSYJ-11-163
CONCLUSIONI
Le nuove generazioni crescono con radici ridotte dalla
carenza di
valori di riferimento e dalla incapacità di
tollerare le
frustrazioni, da una parte, e con crescenti dipendenze dall'esterno, al
fine di empire il vuoto dentro, dall'altra.
Non può che
conseguirne una
profonda insicurezza, instabilità
e
liquidità, che aumenta il
bisogno
di controllo mentale, al
fine di ripristinare una sicurezza fondamentale per la sopravvivenza.
Il controllo mentale finisce col porre il sé al centro di
tutto,
chiudendo il cuore e riducendo l'empatia,
che rende ancora
più instabili emotivamente.
Da questa semplice disamina sembra chiaro perchè Lorenz
abbia identificato nella perdita di valori, sentimenti, struttura,
ovvero nella
fluidità/liquidità
il nuovo valore che sta
uccidendo la cività.
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