Nel
2019, poco dopo
la pubblicazione dei miei
almanacchi di intelligenza
emotiva per la coppia, mi imbattei nel
film "Fireproof la sfida dell'amore"
e rimasti a bocca aperta nel constatare che si parlava di quello che
avevo creato io, una guida quotidiana, per imparare ad amare
sè
stessi e l'altro.
Incuriosita, allora cercai "
La
sfida dell'amore" quel libretto di cui si parlava, nel
film Fireproof, con
i 40 consigli quotidiani, che avevano trasformato la vita di Caleb, il
protagonista della storia.
Qualcun altro, in un'altra parte del mondo, aveva fatto
ciò che avevo fatto io.
Mi era successo molte altre volte nella vita.
Per esempio, dopo la laurea in Psicologia e l'abilitazione
professionale, chiacchierando con una mia amica che faceva la
specializzazione nelle psicoterapie strategiche brevi, tante volte mi
sorprendevo del fatto che ciò
che le stavano insegnando fossero le stesse considerazioni/teorie
cui ero arrivata io, da sola.
Così, un'altra volta, rimasi a bocca aperta guardando un
video
di Roy Martina e scoprii che utilizzava i miei stessi metodi, anch'essi
creati in piena autonomia.
E queste cose mi sono accadute decine e decine di volte, in ambito
professionale.
E' come se ci fosse una specie di coscienza collettiva, per cui alcune
persone arrivano alle stesse conclusioni, in posti diversi ed in
momenti diversi.
"La sfida dell'amore" è
un libretto molto profondo, che può far molto bene "leggere"
ed
anche cercare di applicare. Il problema limitante però
è che le azioni
consigliate, che sono 40, sono tutte diverse tra loro, quindi
il cervello non può sviluppare una abitudine, infatti,
esso necessita di una
media di 60 ripetizioni,
per 1 stessa azione, per poter indurre ad un reale
cambiamento di abitudini.
Quindi, le azioni del
libro La sfida dell'amore,
possono essere utili nel breve termine, ma è più
difficile che lo siano nel lungo, perchè non sono
strutturate e programmate
per indurre cambiamenti. E' per questo che le azioni dei miei
almanacchi sono di 7 tipologie (non 40), ripetute per 52 giorni ognuna
(piuttosto che 1 volta), nell'arco di un anno, favorendo un
effetto non solo a breve termine, ma un vantaggio a lungo termine, in
qualsiasi tipo di relazione. Inoltre, le azioni dei
miei almanacchi
sono differenziate per sesso, in modo da poter trarre i migliori
benefici per sè stessi ed apprendere a capire meglio e
rispettare
di più un universo tanto diverso dal proprio. E' proprio
da questo concetto che voglio partire, fecendo una
recensione del
film Fireproof e del
libro La sfida
dell'amore eportando in risalto le chiavi
principali, che sono anche alla base dei mie almanacchi.
Preciso che "
La sfida
dell'amore", rende
grazie a Dio, rendendolo un protagonista importante della vita
di
relazione, mentre i miei almanacchi danno peso solo alla coppia ed
all'amore, a prescindere dalla religiosità o dal credo di
appartenenza.
L'AMORE
NON BASTA!
"Quell'attrezzo non è rotto, ma se
non sai usarlo non funzionerà mai!"
Lo dice un collega a Caleb, il capitano dei vigili del fuoco, la cui
vera storia viene raccontata nel film
Fireproof ed il cui
matrimonio sta naufragando.
Nulla di più vero.
E' errore assai comune pensare, quando ci si ama, che basti l'amore a
far
funzionare le cose, invece è proprio
l'amore che può
rendere difficile tutto, perchè quando si ama si
è
più sensibili e vulnerabili e le differenze tra maschi e
femmine possono
contribuire a creare molte incomprensioni.
Questo non significa affatto che non ci sia più amore o che
la
relazione non funzioni, ma solo che non siamo in grado di capire e
rispettare l'altro e spesso non riusciamo più ad entrare in
contatto con noi stessi per abbassare il nostro
livello di stress o per alzare il nostro benessere individuale, tramite
i
nostri specifici ormoni, l'
ossitocina per le
femmine ed il
testosterone per i
maschi.
Per far funzionare le cose, all'interno di un rapporto, è
fondamentale che esista la rel-azione sia con l'altro, che con
sè stessì.
Infatti, non è una relazione se si pensa solo a
sè stessi e nemmeno se si pensa solo all'altro, escludendo
sè stessi.
Non c'è una persona più importante dell'altro. Lo
si
è entrambi e lo è anche la coppia, con una
realtà a
sè stante. Bisogna riuscire a creare e mantenere 3
entità: io, tu, noi...
Non si tratta di aggiustare qualcosa, ma di imparare a farla
funzionare, perchè in essa entrano in gioco oltre alla parte
cosciente d'ognuno di noi, anche la parte inconscia. E' come se una
coppia fosse formata da 4 persone e bisognasse metterle tutte
d'accordo.
Una coppia, che aveva usato l'almanacco per qualche mese, ha mollato,
dicendomi "ma vedi che amore di persona che è, cosa posso
volere
di meglio?".
Non si tratta di voler cambiare l'altro o volere di meglio, ma di
imparare
ciò che non conosciamo sull'altro e spesso su noi stessi e
soprattutto imparare ad agire in modo più
vantaggioso, sia per sè stessi, che per l'altro, che per la
coppia, senza sacrifici, anzi in una dinamica di moltiplicazione degli
effetti positivi.
Si tratta di imparare ad agire con intelligenza emotiva.
VIVERE
RELAZIONI INTELLIGENTI EMOTIVAMENTE
L
'intelligenza emotiva è
una abilità tutt'altro che scontata.
Per me,
essa è la capacità di agire
in modo intelligente,
quindi
vantaggioso per tutti.
E' ovvio che per farlo, bisogna essere in grado di guardare sia a
sè stessi che all'altro, cioè bisogna avere
maturità emotiva
(versus sé stessi) ed
empatia (versus l'altro).
Queste tre life skills dipendono dagli schemi relazionali dei nostri
primi 7 anni di vita. Sono abitudini emotive, che abbiamo
rafforzato in tutta la vita, quindi sono assai ostiche da migliorare.
Nascono dalle relazioni di tipo intimo con i nostri genitori
ed hanno il loro effetto soprattutto nelle relazioni con i nostri
partner. Per questo, l'unico modo per poterle migliorare è
quello di agire dove l'emotività è più
alta, ma dove la presenza costante dell'altro, il tempo e l'alta
ricompensa emotiva possono aiutare a sviluppare
nuovi e più
efficaci comportamenti emotivi, nei più svariati
ambiti.
Se vogliamo dunque vivere relazioni intelligenti emotivamente, dobbiamo
iniziare col migliorare le nostre relazioni di coppia.
Ora qualcuno obietterà: "come faccio se sono single?".
Semplice, ammenochè non si viva completamente isolati dal
mondo, comunque si hanno relazioni con l'altro sesso, quindi basta
adattare questi consigli a tutte le relazioni, a partire da quelle dove
l'emotività è più alta, come con i
genitori, figli, fratelli/sorelle, amici...
Inoltre, sia per "
la
sfida dell'amore" che per gli almanacchi, i
consigli favoriscono una maggiore consapevolezza di
sé, che è sempre utile. Ma gli almanacchi sono
specificatamente strutturati per favorire la produzione
dei propri ormoni antistress (ossitocina per le donne e
testosterone per gli uomini), favorendo un profondo senso di
benessere, che non può che essere di aiuto in
generale.
ACCETTAZIONE
E AMORE INCONDIZIONATO
Non possiamo dare all'altro
ciò che non abbiamo.
Non possiamo dare amore, se non ne abbiamo dentro e
finchè non lo diamo non possiamo nemmeno pensare di
riceverne
(ma questo diventa assolutamente secondario, se abbiamo davvero amore
dentro).
Questo è un momento cruciale del
film Fireproof ed il
tema del giorno 10, del libro
La
sfida dell'amore.
Disperato, dopo nove giorni di azioni amorevoli verso la moglie,
Caleb si lamenta furiosamente col padre,
di non può continuare
a dare, senza ricevere, anzi, spesso con risultati opposti e
ciò
che vorrebbe.
Non è forse questo un tema comune in molte coppie?
A tutti noi è capitato di non sentirci amati come vorremmo
ed è proprio questo che ci fa soffrire.
Quello che non sappiamo o che possiamo facilmente "dimenticare", quando
siamo vittime di una crisi emotiva, è che l'altro ha un modo
diverso di amare rispetto a noi ed è facile sentirci
rifiutati,
abbandonati, traditi, umiliati o vittime di ingiustizie, se non
impariamo a stare bene con noi stessi in primis e ad evitare certe
incomprensioni e malesseri.
Questa è l'obiezione che mi viene mossa dalla gran parte
delle
persone che vogliono acquistare le mie guide di 365 giorni alla
intelligenza emotiva per la coppia e soprattutto dalle donne:
"mio marito/fidanzato, non lo farebbe mai con me!". E' vero, i
maschi non aggiustano ciò che non è
rotto, infatti non sanno, come la gran parte delle persone,
che un rapporto in realtà bisogna imparare a farlo
funzionare, ma in questa obiezione c'è la mancata
volontà di farlo funzionare, se l'altro non ci
contraccambia. Questo può essere il segno che spesso non
amiamo affatto, ma siamo solo "attaccati" e dipendenti emotivamente
all'altro. Così, se l'altro non appaga i nostri bisogni,
stiamo male e preferiamo evitare di esporci a codesta
possilità.
Questo è il più grande blocco alla
evoluzione di una persona.
Il papà di Caleb, in modo fermo, gli fa comprendere che
non sta dando reale amore alla moglie,
perchè non ne ha dentro.
Infatti,
finchè lui si aspetta qualcosa in
cambio non ama davvero,
non ama incondizionatamente, quindi non ha amore vero nel cuore,
nè verso la moglie, nè verso se stesso, la cui
emotività dipende da certe condizioni.
Finchè siamo intrappolati nello schema del "fuori",
cioè ne siamo dipendenti emotivamente, non
possiamo assumerci la responsabilità della nostra
vita e l'autonomia dei nostri sentimenti.
Aspettiamo sempre che qualcosa avvenga "fuori", piuttosto che dentro di
noi.
Quando invece riusciamo a provare amore incondizionato, a prescindere
da ciò che l'altro ci da e/o nonostante tutto o quando meno
se lo merita,
non solo ci sentiamo in pace, ma dimostriamo di essere pieni di amore
sia per l'altro che per noi stessi.
Il nostro sentirci "ok" non dipende più dal fuori, ma solo
dal dentro.
Quando impariamo a sentirci in pace ed a stare bene anche quando non
otteniamo ciò vorremmo, possiamo accettare ed amare tanto
l'altro quanto noi stessi, per quello che è, con tutte le
sue pecche, mancanze e debolezze.
Questo è
l'amore vero, quello incondizionato.
Se abbiamo mille ragioni per amare qualcuno o per accettare
noi stessi,
forse non lo stiamo amando davvero e non ci stamo amando,
stiamo solo barattando col fuori qualcosa.
E' un to ut des, tu mi dai quello, io ti do questo...
E' un meccanismo molto più comune di quanto pensiamo e credo
che forse la gran parte delle relazioni appartenga a questa categoria,
soprattutto quelle nate prima dei 21 anni (quando il cervello
è immaturo fisiologicamente) e le relazioni caratterizzate
da iperemotività.
Infatti,
ciò che ci piace, ci coinvolge molto
emotivamente proprio perchè ricalca schemi del
passato, che il nostro ego ha messo in atto per difenderci
dalla sofferenza, dandoci appunto piacere e creandoci dipendenza.
Pensiamoci, è comune essere guidati dalla scelta
di un partner dal desiderio di assecondare le aspettative
sociali/familiari e quindi non esserne tagliati fuori, come quelle di
"mettere su famiglia" ed essere mossi da determinate caratteristiche
che rendono "appetibile" l'altro. Non è sbagliato,
perchè la famiglia deve avere basi solide, ma non
può essere il fondamento di una relazione. Se basiamo la
nostra relazione su queste condizioni è come se usassimo
l'altro per i nostri scopi. Tu mi dai la possibilità di
creare una famiglia, o di apparire una brava persona, o di non sentirmi
solo/a, o di sentirmi importante, o di successo o altro, io ti
do...
Non è amore, è attaccamento, è
dipendenza da qualcuno "fuori" che ci permette di farci sentire "ok",
è un usare l'altro, è "mi piaci".
Cosa accadrebbe se improvvisamente quel bisogno svanisse, come
spesso accade dopo i 40 anni o se la persona in oggetto perdesse
determinate caratteristiche o semplicemente non ci rimandasse segnali
di amore, come accade alla moglie di Caleb? Cosa ne sarebbe del nostro
amore e della relazione?
E' proprio quando riusciamo ad amare qualcuno nonostante tutto, che
possiamo dire di amare davvero, perchè, come dice un frase
del libro "
la sfida
dell'amore":
"L'amore
non è determinato da chi è amato,
ma da chi sceglie di amare..."
Questa frase contiene due elementi molto importanti, la
fonte dell'amore
e
la scelta.
Possiamo dare amore solo quando ne abbiamo dentro,
quando viviamo nell'amore,
quando scegliamo di amare a prescindere da tutto.
Non è forse così l'amore di una madre verso il
figlio?
Non è forse così l'amore dei credenti verso Dio?
Amare nonostante tutto, non significa dover accettare di
vivere situazioni estreme di violenza o sopruso, ma di amare l'altro
come un essere umano.
Sai qual'è il modo migliore per evitare qualsiasi
discussione o incomprensione?
Informarsi, chiedere...
Perchè hai fatto (o non fatto) questo?
Perchè mi dici (o non dici) così?
L'amorevolezza insegna a sviluppare la capacità di
calmarsi e acquisire maggiori
informazioni, prima di trarre conclusioni affrettate, evitando
così
conflitti e/o separazioni, che spesso nascondono solo tanto amore.
Ciò implica imparare ad accettare la diversità ed
essere così centrati da non lasciarci destabilizzare dal
"fuori".
In altri termini significa avere flessibilità,
maturità emotiva ed amore per sé stessi.
TEMPO
E PAZIENZA
Diciamo il vero, facile amarsi quando ci si incontra solo per il
weekend o per divertirsi.
Comodo far durare le cose quando il rapporto è
ridotto a formali incombenze e routine, minimizzando al massimo ogni
vera intimità emotiva.
Ma è quando si è davvero intimi, quando emergono
le fragilità,
quando ci sono i problemi, che si
vede il valore delle persone, la forza del legame e/o
l'impegno nella
relazione.
Capita a tutti noi di perdere la testa e di sbagliare,
soprattutto
quando siamo molto coinvolti emotivamente o quando siamo
particolarmente stressati o stanchi o abbiamo problemi.
In quei momenti, quanto vorremmo accanto qualcuno di
amorevole in grado di continuare ad accoglierci e restare,
piuttosto che fuggire, chiudersi, raggelarsi, umiliarci, bloccarci,
punirci col silenzio o aggredirci?
Ma noi, quanto siamo in grado di farlo?
Quanto siamo in grado di gestire le nostre emozioni?
Quanto siamo in
grado di capire davvero l'altro e che ciò che talvolta ci
sembra
un dramma può essere invece un segno d'amore?
Quanto siamo in grado di tollerare la frustrazione e fino a quando?
Quanto ci sarebbe utile questa dote, anche fuori dalla relazione di
coppia?
Questa soft skills si chiama
maturità emotiva ed
è
la capacità di gestire le proprie emozioni e sviluppare
fragilità, ovvero la capacità di provare emozioni
e di saperle comunicare, restando calmi e non chiudendosi.
Avere pazienza verso l'altro significa accoglierlo totalmente e nutrire
empatia nei suoi confronti
Avere pazienza significa avere fiducia nell'altro e nel fatto che abbia
tutti i mezzi per risolvere un problema, ma ha bisogno del suo tempo e
dei suoi modi, che spesso sono diversi o addirittura opposti rispetto
ai nostri.
Conoscere le differenze tra maschi e femmine "evitando" certe
dinamiche deleterie. Questa è la soft skills, che negli
almanacchi "
365 pro woman e 365 pro man"
viene allenata il
giovedì, quando statisticamente si è
più stressati
e gli animi sono più fomentati e quindi più si
abbisogna di attuare strategie per non far scoppiare la bomba.
AZIONE
E PERSEVERANZA
Amare
non basta, lo
abbiamo già visto.
Ci vuole maturità emotiva e capacità di gestire
le proprie emozioni e reazioni.
Ci vuole amorevolezza ed empatia verso l'altro.
Tuttavia, saper reagire in modo amorevole non implica essere
in grado di agire in modo profittevole per entrambi e per la coppia.
Non è raro infatti che uno dei due sia egoista e/o
che l'altro si sacrifichi.
Ciò che fa la differenza e che ci rende intelligenti
emotivamente è la nostra capacità di agire in
modo tale per cui sia l'altro che noi stessi ne siamo appagati
e che la coppia ne tragga beneficio.
Volere non basta, bisogna agire.
L'azione e la ripetizione sono l'unico modo per poter
trasformare un atto in una abitudine.
Servono azioni che indirizzano amore all'altro e queste azioni
devono essere
perseveranti.
Se nella prima fase della relazione le azioni sono destinate alla
conquista, tutte le azioni da quel momento in poi devono fare in modo
di mantenere ciò che è stato conquistato. Non
è raro infatti che dopo la fase iniziale si entri nella
routine e si cessino certe accortezze.
Tutti abbiamo bisogno di amore. Ne abbiamo in ogni momento e
soprattutto quando siamo più fragili. Per questo non bisogna
mai dare per scontato niente e continuare a dimostarlo.
Non possiamo certo pretendere ciò che non diamo.
Tutti abbiamo paura di non essere amati, ma il "nostro" modo di
sentirci amati è il nostro modo personale. E' un modo
piuttosto comune tra le persone del nostro stesso sesso, ma
può essere molto diverso per l'altro.
Per questo è molto importante inviare segnali
d'amore, che siano "giusti" per l'altro, ovvero che vengano
letti nel modo corretto e che siano trasmessi nel modo e nel tempo
giusto.
Non scendo nel dettaglio avendo già trattato questo
argomento in
altri articoli cui
vi rimando.
Qui focalizziamoci su una life skills fondamentale per la coppia ed
estremamente utile nella vita, soprattutto professionale: la
perseveranza, ovvero la costanza delle azioni motivate da
propositi virtuosi.
La perseveranza necessita di una grande capacità di
tolleranza alla frustrazione e quindi pazienza e questo significa
essere
centrati in sé
stessi, pur mantenendosi flessibili, per non dipendere
dall'altro.
La perseveranza dunque è un segno di autostima e di amore
per sé stessi.
E' una dinamica naturale che i maschi implementano col
corteggiamento e che le femmine possono favorire o inibire, col loro
atteggiamento.
Il motivo per cui molte coppie oggi scoppiano è
l'intolleranza alla frustrazione, l'incapacità di venirsi
incontro e di agire costantemente in modo benevolo verso l'altro, per
cui si finisce col sentirsi rifiutati, abbandonati, traditi, umiliati o
trattati ingiustamente.
IMPEGNO
ED INVESTIMENTO
Oggigiorno, le persone sono così fragili che basta un
diniego o una frustrazione a far scoppiare la bomba.
Sono
così dipendenti dall'esterno, che fanno di tutto per
sentirsi
accettati, senza sapere che in questo modo, oltre poter innescare
l'effetto contrario, tolgono al rapporto una qualità che
sarà utile
proprio nei momenti difficili: la perseveranza e l'impegno.
Pensiamoci un attimo, se siamo troppo, subito o facilmente disponibili,
l'altro non farà nulla per conquistarci o tenerci, quindi
non avrà la possibilità di dimostrarci se abbiamo
o no valore, ma ci prenderà solo per il subitaneo
soddisfacimento di un bisogno, senza reale sentimento.
D'altro canto, se otteniamo qualcosa facilmente,
non significa affatto che l'abbiamo ottenuta perchè
siamo speciali o capaci, ma potrebbe significare che
è facile arrivarci e quindi chiunque potrebbe farlo, ergo
siamo come gli altri.
Non sono forse le cose che ci siamo guadagnati con più
difficoltà quelle a cui teniamo di più?
Non abbiamo forse investito tempo, energie e denaro per alcune
cose cui tenevamo molto?
Non abbiamo particolare cura delle cose verso le quali abbiamo
investito molto?
Lo stesso vale per l'amore e per il proprio partner.
Per un maschio ciò permetterà di dimostrare il
proprio valore e le proprie capacità, fornendo la base
dell'apprezzamento femminile, fondamentali per la motivazione.
Per entrambi i partner, il tempo, l'impegno e l'investimento
permetteranno di dimostrare la tolleranza alla frustrazione,
la capacità di restare,
nonché la centratura personale e la
stabilità, conditio sine qua non per costruire un
rapporto.
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