ELENCO DEI POST

INTERVISTE, ANGELA FLAMMINI COS'E' LA MENOPAUSA E LE 3 CONSEGUENZE SUL CERVELLO LA GELOSIA CHE UCCIDE MATERNITA' SURROGATA PRO E CONTRO PROFILO DI CHI FA VIOLENZA PSICOLOGICA RISCHI DELL'INSEGNAMENTO DEL GENDER CAUSE REALI DELLA VIOLENZA SULLE DONNE L' AMORE NON BASTA! SMETTILA DI RENDERLO INFELICE! -IL REGALO CHE FA LA DIFFERENZA -MANIPOLAZIONE SESSUALE -IO PROPRIO NON TI CAPISCO VOLERE NON E' POTERE  -QUANDO SI ARRIVA AL LITIGIO, E' TROPPO TA

RISCHI DELL'INSEGNAMENTO DEL GENDER SU PSICHE E CERVELLO









Non potrei dire “no alla teoria gender”, giacchè rispetto ogni forma di pensiero e convinzione, ma posso dirvi ciò che non sapete sull'insegnamento del gender, dell'identità di genere fluida, dell'ideologia gender, della fluidità di genere, della fluidità sessuale o della fluidità in generale, al fine di un vostra maggiore libertà di scelta. Posso spiegarvi perchè non siano sono solo una forma di discriminazione verso le differenze, ma anche una negazione della libertà di esistere, una limitazione alla libertà di scelta, una compromissione della tolleranza verso le minoranze e un danno per il cervello, l'individuo e la società, ovvero una regressione del processo evolutivo che si pongono.

differenze tra flusso-flessibilità-liquidità-fluidità-fluidità di genere



Partiamo da questo perchè oggigiorno sembra così importante e decantato il concetto di fluidità?
Perchè è auspicabile la capacità di essere flessibili e di accettare ogni diversità, nonchè la libertà di essere ciò che si vuole, senza essere discriminati.
Il concetto di fluidità di genere o di fluidità sessuale, nello specifico, partono dalla teoria non scientifica che l'identità sessuale sia una scelta e che non dipenda affatto dalla biologia.
Quindi la teoria gender ha fondamentalmente il l'intento sacrosanto di favorire la parità tra gli esseri umani, ma a partire dal concetto che siamo tutti uguali. Invece non lo siamo, siamo tutti diversi, ma tutti pari nei diritti ed in relazione a qualsivoglia. e in questo modo, come vedremo può ottenere l'effetto opposto.
Inoltre, sulla scia di diverse discipline olistiche, zen ed orientali, viene erroneamente fomentato il concetto di fluidità, come di quella essenza capace di adattarsi ad ogni cosa.
Il problema è che la fluidità non è questo e nemmeno lo permette, anzi può ostacolarlo, peggiorare la capacità di tollerare la frustrazione e può generare problemi ben più gravi, soprattutto tra le nuove generazioni.

Partiamo per gradi, vediamo prima perchè la fluidità non corrisponde ad una maggiore tolleranza, nè ad una maggiore possibilità di scelta, poi perchè può ostacolarle ed infine quali sono i rischi di tipo psicofisiologico, nonchè cerebrali.


FLUIDITA' NON SIGNIFICA LIBERTA', MA DIPENDENZA

Il primo errore nel concetto di fluidità di genere è di tipo concettuale. Ha l'obiettivo di abbracciare le filosofie new age, olistiche ed orientali del "qui ed ora", ma non essendo parte di quelle culture, non può comprenderlo appieno e lo confonde con altri concetti che non sono affatto sinonimi, ma contrari.

FLUIDITA' - LIQUIDITA'

Fluida è l'acqua. Essa scorre e cambia, in funzione dei fattori esterni cui entra in contatto.
Fluido dunque è chi dipende dall'esterno e scorre.
Nella fluidità, l'esperienza individuale, relazionale e sociale è caratterizzata da “strutture” che si formano e destrutturano rapidamente, in modo incerto e volatile. Questo tipo di società fu chiamata “liquida” dal  sociologo e accademico polacco Zygmunt Bauman.
La fluidità è scevra dunque di solidità, di forma, di identità, di consapevolezza del sé e di stasi.
Ciò implica assenza di punti di riferimento, di valori, di sentimenti stabili, di lezioni apprese e l'impossibilità di attività di simulazione/previsione, rendendo difficile prevenire l’impatto di comportamenti rischiosi e/o ad alto costo per la società.
Dunque, società fluida è sinonimo di società dell’incertezza e del rischio...


FLUSSO

Lo stato di flusso (o flow), coniato dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, viene spesso citato come trance agonistica nel linguaggio sportivo, ed è uno stato di coscienza in cui la persona è
completamente immersa e concentrata in un'attività e non subisce nè influenza esterna, nè interna.  Quando un creativo è all'opera, non sente la fame o il sonno e nemmeno è distraibile.
8-caratteristiche-stato-di-flusso-psicologo-Mihaly-Csikszentmihalyi
Lo stato di flusso quindi, diversamente dallo stato di fluidità, in cui tutto è mutevole e dipendente dall'esterno, è uno stato di totale focalizzazione e indipendenza dall'esterno. Ne va da sé che tale lavoro ed orientamento all'obiettivo ha in sè  “strutture” e valori, anche del passato, obiettivi futuri e completo controllo dell'azione, totalmente mancante, invece, nella fluidità.


FLESSIBILITA'

Per semplificare, potremmo dire che lo stato fluido è uno stato derivante dal fuori, mentre quello di flusso, da dentro.
Uno stato che incorpora invece sia l'accoglimento dell'esterno, che la consapevolezza interna, che riesce ad adattarsi all'esterno, senza perdere forma, perchè ha solide radici, che è nello stato presente, senza perdere né il passato, né il futuro, è lo stato di flessibilità.
La flessibilità, metaforicamente, può essere associata ad un salice, che pur piegandosi, non si rompe.
Nella flessibilità si accettano gli eventi esterni, mentre si è totalmente presenti  sia a ciò che è fuori, che a ciò che accade dentro, come spettatori.
Accettare non significa restare immobili, significa solo permettere che le cose accadano,  senza farsi trascinare eccessivamente.



DIPENDENZA ED INTOLLERANZA

In sintesi, nella fluidità abbiamo la totale dipendenza dal fuori e dalle proprie emozioni; nello stato di flusso, abbiamo la totale indipendenza dal fuori e dal dentro; nella flessibilità abbiamo un essere presenti sia al dentro, che al fuori, con autocontrollo, senza cioè farsene travolgere.
Nella fluidità abbiamo una intolleranza alla frustrazione e incapacità di controllo, nel flusso un totale controllo della frustrazione, nella flessibilità una gestione del controllo, della frustrazione e della tolleranza.
Nella fluidità si vive solo nel presente, senza passato e senza futuro, senza certezze e senza prevedibilità, senza continuità storica e senza responsabilità individuale e sociale. Uno stato in cui si è totalmente dipendenti emotivamente, condizionati dalla iperemotività, dalla intolleranza alla frustrazione ed al dolore, tanto quanto dai fattori esterni che ne sono causa, ergo dal soddisfacimento immediato dei propri bisogni. Tutto e subito, pena la rabbia funesta.
E' invece lo stato di flessibilità quello che ci permette di essere presenti a noi stessi ed a ciò che c'è fuori, di poter gestire le emozioni e frustrazioni, di poter confrontare noi all'altro, con empatia e di poter agire in modo intelligente emotivamente.
Come vedremo, il cervello fluido è come quello di un adolescente, da un punto di vista neuroanatomico, e come quello di un bambino insicuro, da un punto di vista dell'attaccamento e della relazione.
Vediamo perchè.



FLUIDITA' SESSUALE NON E' POTERE, MA INCAPACITA' 

Dopo aver affrontato, in termini teorici e generali, il concetto di fluidità, scendiamo nel dettaglio della fluidità di genere e della fluidità sessuale, che propongono una teoria ovviamente non scientifica, secondo la quale non esisterebbero differenze biologiche tra generi, ma sono culturali, pertanto, in linea con una ipotetica libertà culturale e di pensiero, tutti saremmo neutri e potremmo scegliere quale identità sessuale avere.
Senza scendere minimamente nel merito di tale convinzione, che mi porterebbe solo a dover sprecare energie a supporto di una evidenza scientifica, che non ne abbisogna, voglio solo porre in evidenza i paradossi di tale teoria e le conseguenze nefaste che può avere sulle persone e sulla società.
Se l'obiettivo alla base della fluidità in generale e della fluidità di genere, nello specifico, è quella di garantire a chiunque la libertà di scelta, verifichiamo se la fluidità permette davvero una maggiore tolleranza, libertà e capacità decisionale.

  1. Poichè qualsiasi scelta possa essere compiuta è innanzitutto necessario esistere.
  2. In secondo luogo, affinchè una scelta possa essere compiuta, è necessario avere lo strumento idoneo per farlo ed in questo caso parliamo di cervello.
  3. In terzo luogo, per il libero arbitrio, è sempre utile avere accesso a più informazioni possibili, ivi comprese non solo quelle mentali, ideologiche ed egoiche, ma anche quelle fisiologiche, corporee, del cuore e dell'anima. Perchè non siamo fatti solo di testa, ma anche di corpo e di cuore/spirito.
  4. In ultima istanza, affinché la scelta sia libera, dovrebbe essere scevra da condizionamenti/dipendenze.
Abbiamo già visto che, la fluidità, essendo caratterizzata da una non forma è quindi totalmente dipendente dal fuori e di fatto condizionata e quindi non libera. Quindi proporre una teoria di fluidità, per antonomasia, significa proporre una teoria di non libertà. Infatti, è a tutti noto con quanta violenza o asprezza possono essere condannati coloro che non sono d'accordo con questa teoria, che spesso non dissimula l'intolleranza verso il diverso, ovvero il pensiero antisociale "io sono ok, tu non sei ok". 


IDENTITA' DI GENERE FLUIDA SIGNIFICA NON AVERE IDENTITA' SOLIDA

Sebbene la percezione del nostro corpo sia prevalentemente al di fuori della nostra consapevolezza, essa ci accompagna costantemente.
Avvertire i nostri confini corporei, nonchè le distanze che frapponiamo agli altri, ci permette di distinguere noi stessi dagli altri.
Non esisterebbe alcun senso di sé, alcun sé psicologico, senza il sé corporeo.
Avere un corpo significa esistere.
Avere una identità di genere fluida, significa negare l'imporanza dl proprio corpo.
Negare il corpo significa non esistere.
Rifiutare il corpo significa rifiutare se stessi, con l'inevitabile coazione a ripetere, per cui saremo attratti da ciò che conosciamo, il rifiuto.
Se non ci accettiamo noi per primi, come possiamo pretendere che ci accettino gli altri?
Se non accettiamo noi stessi, come possiamo pensare di accettare gli altri?

Negare il corpo dell'altro, significa rifiutarlo, non concedergli di esistere.
E senza sentirci accettati o membri di una comunità, non saremmo di fatto più soli e più insicuri?
E quand'è che un animale attacca, quando si sente sicuro o quando si sente minacciato?
E quand'è invce che un bambino si sente libero di esplorare, conoscere ed accogliere tutto e tutti, quando è timoroso ed insicuro o quando si sente sicuro e protetto?

Cosa fornisce un senso di protezione e di sicurezza al bambino? Gli argini, i punti di riferimenti, le certezze, il contenitore!

E' scientifico: educare i bambini con le certezze (principio del contenimento), fa bene anche al cervello.
Le neuroscienze confermano che, i bambini che crescono in famiglie dove c'è una buona empatizzazione e un buon sistema di contenimento, il cervello funziona meglio e produce gli ormoni che rendono i bimbi tranquilli e sereni. Invece, i piccoli cresciuti senza contenimento e senza sintonizzazione accendono i lobi frontali (mentali/egoici) del cervello, quelli che, attraverso la produzione di cortisolo si difendono dallo stress e dell'ansia. Ed è il troppo cortisolo una delle cause dell'iperattività, disturbo sempre più frequente in età scolare, ma anche tra molti adulti, incapaci di rilassarsi o stare zitti o fermi o soli e che devono riempire il vuoto a tutti i costi.

I bambini sono come un fiume che, prima di gettarsi in mare, fa un lungo tragitto. Esso ha bisogno degli argini a contenerlo e se questi “non tengono”, straripa disperdendosi o, peggio, provocando dei disastri.
Gli argini danno la sicurezza di esistere e di non disperdersi.
Danno la sicurezza di poter scorrere e fare esperienza, senza straripare e, quando arriverà il momento, di tuffarsi nella vita adulta.
Gli argini sono una cornice in cui il bambino può fare esperienza, rinforzarsi, allenare le proprie capacità di adattamento, finche sarà in grado di estrapolare queste abilità in altri contesti.

Il corpo, il contenitore, le certezze e i confini danno a bambini un senso di prevedibilità e sicurezza, dato dal sapere che cosa aspettarsi nel prossimo futuro. Si riduce moltissimo l’ansia, la dipendenza emotiva ed il conseguente tentativo mentale (ego) della regione frontale del cervello di ripristinare il senso di sicurezza.
Un corpo/ambiente che fornisce delle certezze e contiene è non solo ripetitivo e prevedibile, quindi rassicurante, ma anche comprensibile al bambino. Mano a mano che il bambino sperimenterà il proprio corpo, lo interiorizzerà sempre di più, rafforzando il senso di sè, la sua autostima, la sua sicurezza e sarà in grado di applicarlo a sempre più ambiti di vita. La mediazione dell’adulto è fondamentale perchè il bambino impari ad “usare” il suo corpo e le sue emozioni.

Dunque il corpo è un punto di riferimento fondamentale per la costituzione del sè, per l'esistenza, nonchè per la sicurezza. Il corpo è il confine tra il sè e gli altri ed è il mezzo necessario attraverso cui passa l'empatia, ovvero la capacità di confrontare il sè con l'altro, ovvero la qualità fondamentale sia per la tolleranza verso l'altro, che per la libertà di scegliere.

Oggigiorno diamo troppa importanza la mentale, alle ideologie e ci dimentichiamo troppo del corpo e di quanto un ambiente sia interno che esterno certo e prevedibile, possa consentire ad un bambino di sviluppare un sé sicuro e fiducioso, che di fatto lo rende più aperto a fare e ad accogliere nuove esperienze.
Essere stabili, permette di essere flessibili, quindi aperti e tolleranti. 
Essere sicuri permette di non sentirsi minacciati e quindi senza il bisogno di odiare o sottomettere o di essere intolleranti.
Avere un sè corporeo, significa avere un sè psicologico, significa esistere!
Questo non significa affatto che ci si debba necessariamente identificare in esso o che non si possa scegliere di cambiarlo di aspetto. Il corpo è la nostra casa e qualsiasi ristrutturazione vogliamo fare, dobbiamo partire dalla consapevolezza di ciò che abbiamo e non possiamo certo farlo facendo finta che la casa non esista o buttando giù i muri portanti.

Non avere confini, muri portanti, certezze corporee, avere una identità di genere fluida, significa ciò che è implicito nel termine, non avere identità solida!



DISFUNZIONALITA' CEREBRALE

A supportare l'importanza del corpo lo conferma anche la nostra struttura cerebrale, che ha 3 cervelli, di cui uno legato al corpo, l'altro alle esperienze che ne fa e l'altro al controllo.

Il primo, più arcaico, è quello di tutti gli animali ed è legato al corpo ed ai bisogni di sopravvivenza. E' chiamato rettiliano, perchè ce l'hanno anche i serpenti e sono proprio essi che ci permettono di comprenderne le funzionalità. Un serpente dipende totalmente dall'esterno per il calore del suo corpo, non ha un sistema di regolazione.
Il sistema di regolazione è nel secondo cervello. Qui, l'ipotalamo orchestra l'ambiente interno in risposta alle variazioni dell’ambiente esterno, tramite gli ormoni ipofisiari, che fortemente condizionano la nostra vita psichica. Se abbiamo freddo, il corpo produce i brividi per scaldarci, se abbiamo caldo ci fa sudare. Questo secondo livello cerebrale è quello dei mammiferi, strutturato per accogliere il feto ed è per questo, che questo cervello è quello che apprende e si nutre di emozioni. 
Il terzo è quello dell'ominide, che è ha la consapevolezza del corpo e delle emozioni, può mentalizzarle e gestirle razionalmente.

Il primo cervello è la sede degli istinti ed è legata all'inconscio.
Il cervello mammifero è invece sede delle emozioni, è associato al preconscio.
La Neocorteccia è la sede della mente e dell'ego.

Come potrete facilmente immaginare, come questi 3 cervelli si sono evoluti nella storia degli esseri viventi, lo sono anche nella storia personale di ognuno di noi e la tecnica della Risonanza Magnetica (RM) ha reso possibile studiarne meglio la maturazione nell'arco della vita.
Lo spessore della materia grigia, quindi il numero di neuroni, raggiunge il massimo all'incirca quando le ragazze hanno 11 anni e i ragazzi 13 (Lenroot & Giedd, 2006).
Successivamente avviene un importante sfoltimento delle connessioni sinaptiche tra neuroni, che però aumentano in mielina (sostanza bianca), migliorando l’efficienza nella conduttività neurale. Meno connessioni ma più veloci.
volume-sostanza-grigia-5-20-anni-età

Questo processo è significativo fino a 21 anni, ma il picco può giungere anche nella terza decade di vita (Sowell, Peterson, Thompson, Welcome, Henkenius e Toga, 2003).
percentuale-di-errori-perseverativi-in-base-all'età

A completare questo processo per primo, ovviamente, è il cervello legato ai bisogni di sopravvivenza, compreso il coordinamento sensori-motorio, poi viene il momento di quello dedicato alla memoria ed alle emozioni e poi quello del pensiero cosciente e delle strategie esecutive. 
La corteccia prefrontale e frontale legate alla razionalità e alle funzioni sociali maturano più tardi, attorno ai 25 anni. 
sviluppo della corteccia prefrontale dlpfc in base all'età, 5 anni, adolescenza, 20 anni

Dunque prima il corpo, poi il cuore, poi la mente. Prima gli istinti e le pulsioni e poi il controllo e la gestione.

La gestione ed il controllo, che sono funzioni avanzate della corteccia cerebrale, ovviamente, non potremmo svolgersi se non vi fosse qualcosa da gestire, cioè tutta la parte sottocorticale connessa al corpo ed alle emozioni.
La capacità di fare scelte e prendere decisioni si fonda sui circuiti cerebrali che potremmo indicare con il termine di “driver” e “controller”. Il driver è ciò che ci guida per la sopravvivenza, cioè gli impulsi emotivi e corporei. Il controller è il software che gestisce  il driver. Il controller ha la funzione di gestire gli impulsi e bisogni secondo diverse variabili, compresa la relazione con gli altri.

Prima della sua completa maturazione, il cervello è parzialmente sviluppato e fortemente legato alle pulsioni corporee ed alle emozioni. Il cervello rettile e quello emotivo si sono sviluppati precocemente, ma essi non vengono moderati dalla corteccia cerebrale, coinvolta nella capacità di prendere decisioni ponderate e responsabili e valutare la conseguenza delle proprie azioni, perchè non è ancora matura.
Quindi, fin'oltre i 20 anni, le emozioni e le sensazioni sono forti e non sono ancora controllate e gestite dalle aree cerebrali preposte alla capacità di giudizio. Forse è per questo che un tempo la maggiore età era fissata a 21 anni ed a buon ragione direi.
Questo porta gli adolescenti ad essere più vulnerabili e facilmente influenzabili da parte dell'esterno, esattamente come il loro cervello che è fortemente plastico e condizionabile dall'esperienza.
Infatti, lo sfoltimento neuronale, che avviene prima della completa maturazione cerebrale, per essere funzionale, cioè permettere il funzionamento del sistema drive e controller, dovrebbe aver dovuto dare il giusto peso a tutte e 3 i cervelli, ovvero a tutte e 3 le dimensioni del sè: corpo, cuore e mente ed aver permesso esperienze in tutti e 3 i settori.
In termini pratici, il sistema educativo dovrebbe favorire la consapevolezza di sè stessi e del proprio corpo e delle proprie emozioni (maturità emotiva), nonchè il pieno sviluppo delle capacità di controllo, ivi comprese quelle di confronto con l'altro (empatia) e di prendere decisioni (intelligenza emotiva). 

In questo senso, il corpo non rappresenta solo il la fonte di informazioni propriocettive e di bisogni del contenitore, del driver, ma costituiscono anche l'argine, cioè il sistema contenitivo del controller, in cui fare esperienza e nel quale le emozioni devono muoversi in modo controllato. Detta in soldoni, il corpo e le emozioni inviano delle pulsioni (molto forti in adolescenza), che tuttavia devono essere moderate e adattate alle situazioni. Più una persona ha fatto esperienza in tal senso, più è solida e capace di tollerare la frustrazione, più si sente sicura. Maggiore è la sicurezza, maggiore è la capacità di tollerare ed anche di fare esperienza e minore è la dipendenza dall'esterno.

Se l'identità di genere è fluida, viene a mancare il sistema di contenimento corporeo, l'identità del sè è più debole ed il controller meno efficace. Questo significa che le connessioni sinaptiche di controllo saranno meno usate e durante il processo di sfoltimento neuronale, verranno perse, rendendo irrimediabilmente più fragile, insicura e dipendente emotivamente la persona. Questo insicurezza ridurrà le capacità decisionali, favorirà le dipendenze da sostanze, quelle da relazioni violente con narcisisti manipolatori, quelle dall'approvazione esterna, l'influenzabilità e non ultima l'intolleranza alla frustrazione, che facilmente può trasformarsi in odio e comportamenti antisociali. (Rimando agli articoli ivi linkati, per maggiori approfondimenti)

Inoltre, la fallacia funzionale del controller e la conseguente insicurezza, comprometteranno anche la capacità empatica, che si basa sull’attivazione di aree corticali superiori, necessarie per “mentalizzare”, ovvero capire i pensieri, le emozioni e le intenzioni degli altri e che si basano sulla cosapevolezza del sè, delle proprie emozioni, sulle esperienze fatte, comprese quelle inerenti la modulazione dei comportamenti.



RISCHI E CONSEGUENZE DELL'IDEOLOGIA GENDER

In sintesi, fin'ora, abbiamo visto che la tanto esaltata teoria della fluidità non è affatto indice di flessibilità ed accoglienza, nè di libertà di scelta. Infatti, essendo caratterizzata dalla totale dipendenza dall'esterno, riduce notevolmente sia il libero arbitrio, che la capacità di accogliere, che è invece appannaggio di chi si più sente sicuro, perchè è solido.

Questa violenza, volutamente perpetrata dall’esterno sull’individualità ed identità del soggetto, come tutte le violenze psicologiche, ha un impatto devastante facilmente rinvenibile nelle statistiche di settore e nelle storie in cui le persone si ritrovano in uno stato di incertezza e di fluidità di genere o di fluidità sessuale.

Nella sindrome di Morris, un neonato con cromosoma XY (quindi maschio) ha una insensibilità (parziale o totale) agli androgeni, che rendono difficile la formazione dei caratteri secondari maschili.
Quando l'insensibilità è totale, l'aspetto esterno ed i genitali sono femminili e con una terapia ormonale femminilizzante, le persone (CAIS) si sentono perfettamente a loro agio.
Quando invece, l’insensibilità è parziale (PAIS) e i genitali sono ambigui, le persone xy (geneticamente maschi)  femminilizzate (visto che il corpo risponde poco agli androgeni), riportano un senso di castrazione, una profonda inquietudine ed un interesse sessuale verso le donne (come se fossero maschi). È per questo che ultimamente si tende, in alcuni di casi, a prendere in considerazione la possibilità di scelte terapeutiche in senso maschile.
Ciò che evidenzia questa casistica,  è che la genetica ed il corpo, non sono solo un codice, senza effetti sulla psiche, ma la condizionano fortemente e che può creare disagi emotivi significativi ignorarli o pensare che si possa scegliere cosa essere, ovvero avere una identità di genere fluida.
La questione è molto complessa e come tale va affrontata, soprattutto, nei giovani, che hanno un cervello ancora immaturo.

Bruce Reimer a pochi mesi di vita, nel 1965, a causa di una circoncisione fatta male, subì l'incenerimento del pene. I suoi genitori, di 20 e 21 anni, forse ancora non maturi, si fecero convincere dal Dott. John Money, assertore della neutralità del genere alla nascita e della ideologia gender, a far crescere Bruce come una bambina. In questo modo, Money avrebbe potuto dimostrare la sua teoria gender (invece dimostrò il contrario) che l'educazione ricevuta avrebbe determinato l'identità di genere, a discapito della genetica. Da quel momento in poi, Bruce divenne Brenda e fu cresciuta come una bambina.
Purtroppo per Money però, Brenda si rifiutava di giocare con le bambole, si comportava come un maschiaccio, si ostinava a voler fare la pipì in piedi, come il fratello, e nei suoi sogni si immaginava con i baffi.
Brenda, già a undici anni cominciò a nutrire istinti suicidi.
A 14 anni i genitori le dissero la verità. La sua prima domanda fu quale fosse il suo nome di nascita. "Chiese, in effetti, chi sono?". Forse basterebbe questo a far comprendere la profonda crisi d'identità causata dalla riassegnazione di genere. Bruce/Brenda, a quel punto, decise di riappropriarsi della sua natura e scelse di chiamarsi David, perché era il nome "del re uccisore di giganti della Bibbia".
Si sposò, ma quando la moglie lo lasciò, non resse il trauma dell'abbandono e si suicidò, forse proprio a causa della dipendenza emotiva di cui può essere vittima, chi è insicuro. Aveva 38 anni.
La storia di Bruce è la triste dimostrazione della fallacia della ideologia gender e della neutralià di genere.

La Svezia è nota per essere la Nazione più garantista della neutralità di genere e della ideologia gender. Tant'è che a Stoccolma, c'è un asilo nido, Egalia, specializzato sulla neutralità di genere, dove non ci sono nè maschi, nè femmine, ma solo amici. La Svezia è così garantista della neutrilità di genere, dell'affirming di genere (basta decidere/affermare cosa essserlo) e della libertà di scelta, che se i genitori degli adolescenti negano loro la possibilità di farlo, può esser loro tolta la patria podestà. Gli adolescenti vengono  assegnati ad assistenti sociali (nemmeno commissioni psicologiche o psichiatriche) che possono decidere del loro corpo. Estranei che decidono sulla vita di bambini che non hanno ancora il cervello maturo e non lo avranno prima dei 21 anni. Genitori, sangue del loro sangue, che ne conoscono le minime sfumature e non agiscono per ideologia, ma per amore, vengono destituiti del loro ruolo. In tutto questo, io non ci vedo nulla di rispettoso e civile verso l'essere umano.
La Svezia, viene considerata anche una delle Nazioni con più alta qualità della vita, eppure, non svetta affatto tra i paesi con il minor tasso di suicidi, anzi, nel 2019, si colloca al 51° posto, su 183 Paesi, con un tasso di suicidi, ogni 100mila abitanti, che è quasi il triplo dell’Italia, addirittura 142°. Perchè dunque nonostante una buona qualità della vita e la massima tolleranza verso le minoranze, c'è un così alto tasso di suicidi? Evidentemente non è la neutralità di genere, nè l'ideologia gender a garantire quella serenità necessaria per avere la voglia di vivere.

Che la crescente accettazione sociale delle diversità di genere, nonchè i tentativi di diffondere una cultura di desessualizzazione del corpo e di fluidità sessuale, non sia affatto una garanzia di attenuazione del disagio emotivo, lo dimostrano recenti studi americani ed italiani
Negli USA, secondo una ricerca dell’inizio 2018,  i tentativi di suicidio, che a livello generale nazionale sono al 4,5%, salgono vertiginosamente in tutti quei casi caratterizzati da una fluidità di genere:
  • tra i crossdresser: il 21% dei travestiti di sesso maschile e il 44% dei travestiti di sesso femminile;
  • tra le persone con identità di genere fluida tra il 35% e il 38%;
  • tra i transessuali con una percentuale tra il 42% e il 46%, con una netta prevalenza (3 volte tanto) nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni. Ancora una volta a dimostrazione della immaturità cerebrale e della nota instabilità emotiva, in quest'ultima fascia di età. Questo dato viene confermato anche da uno studio della dottoranda in neuroscienze Di Giacomo, dell’Università Milano-Bicocca che, sintetizzando 35 studi su giovani e adolescenti di dieci nazionalità diverse e di età compresa tra 12 e i 20 anni, dimostra che per gli appartenenti alle “minoranze sessuali” il tasso di rischio suicidio è superiore di tre volte e mezzo, rispetto ai loro coetanei eterosessuali.
La fluidità sessuale dunque non è la soluzione al disagio emotivo. Il disagio resta dentro, qualsiasi scelta si faccia. Un disagio emotivo e psicologico dunque che è forte tra coloro che, in modi diversi, accolgono l'ideologia gender della fluidità sessuale ed è maggiore nei cervelli immaturi degli adolescenti, come abbiamo già visto osservando le risonanze magnetiche cerebrali.
Diverse storie e diversi professionisti confermano che il problema centrale è il disagio emotivo.

Lo afferma con forza, facendone la sua mission, Walter Heyer, che rappresenta  uno dei primi casi documentati di sex change regret, cioè di ripensamento del percorso di transizione. Heyer identifica il suo disturbo dell’identità di genere come un disturbo psicologico che, come tale, a suo parere, avrebbe dovuto essere affrontato. Heyer lamenta una eccessiva rapidità, nel ricorso alla chirurgia dell’adeguamento di sesso, senza un adeguato percorso psicologico o psichiatrico. 

Che dietro a questo fenomeno ci sia un profondo disagio emotivo, lo dicono i 18 medici licenziatisi, in 3 anni, per ragioni di coscienza, dalla Tavistock & Portman (clinica inglese per la disforia di genere), che parlano di trattamenti trangender sperimentali effettuati «su bambini molto vulnerabili, che hanno avuto problemi di salute mentale, abusi, traumi familiari»  (Times).
Lo dicono le dottoresse Marci Bowers ed Erica Anderson, due guru della medicina transgender, anch'esse trangender, che denunciano interventi di ideologia gender troppo avventati sui bambini, i quali, in molti si pentono di questo percorso e/o tentano il suicidio.

Lo dice la storia di Keira Bell pentitasi del suo percorso di transizione di genere, iniziato a 16 anni, che, insieme ad altri ex pazienti, ha vinto il suo ricorso contro la clinica Tavistock & Portman che si è "occupata" della sua identità di genere. Madre alcolizzata e depressa e papà separato lontano emotivamente, Keira racconta di una pubertà in cui non si è ritrovava nel suo corpo, come accade a qualsiasi adolescente ed è accaduto ad ognuno di noi, in qualche modo, ma di essere finita in depressione, sempre più isolata e dipendente da internet. Perchè questa ragazza non è riuscita a gestire il cambiamento del suo corpo, gli sbalzi ormonali ed emotivi e si è chiusa? Perchè si è fatta condizionare dai genitori quando le hanno chiesto se volesse diventare un uomo, al punto di iniziare a cercare in rete?  Perchè si è fatta condizionare dalle ricerche trangender su internet ad iniziare un percorso, che di fatto non voleva? Forse perchè il suo cervello era immaturo e la sua psiche più fragile, rispetto ad altri bambini, al punto di diventare troppo dipendente da ciò che dicevano gli altri? Bhè la ferita della dipendenza emotiva, in genere deriva dall'abbandono da parte del genitore opposto.

Lisa Littman, ex docente di Scienze comportamentali e sociali alla Brown University, ha coniato il termine “Disforia di genere a esordio rapido”, per le persone che durante la pubertà diventano disforiche (non si riconoscono nel loro corpo) a causa dei social media.
L'RODG (Rapid On-set Gender Dysphoria) ha visto un aumento repentino ed esponenziale (oltre il 1000%) di minori, soprattutto ragazze, con diagnosi di disforia di genere nei paesi occidentali, soprattutto del Nord Europa. 
Perchè così tanti millenials? Perchè questa crescita esponenziale, proprio nei millenials? Solo per l'immaturità cerebrale o per una combinazione di fattori come l'uso eccessivo della rete, l'educazione a-social e la fragilità emotiva? Secondo l'inchiesta svedese “The Trans Train”, tra gli adolescenti con disforia di genere, il 90% ha una qualche diagnosi psichiatrica, il 45% è autolesionista, il 20% ha diagnosi di autismo, il 35% ha sintomi tali da richiedere una ulteriore valutazione, che il disagio emotivo ne sia causa o effetto, ben poco conta. Se esso induce tali disagi da favorire il suicidio, deve essere considerato e trattato.
Perchè così tante femmine? Forse per una eccessiva dipendenza emotiva, causata da una ferita da abbandono da parte del padre? Sarebbe interessante verificare le storie personali di queste ragazze. Certo è che, le ragazze avvertono con più peso gli sbalzi ormonali rispetto ai maschi e più facilmente possono deprimersi, anche a causa degli ormoni stessi, ogni mesi dopo l'ovulazione. Tutte noi lo siamo state, ma i tempi erano diversi. Noi socializzavamo di più, non stavamo su internet, eravamo meno bombardate dalle immagini filtrate e ritoccate di donne bellissime, piene di follower e non eravamo ossessionate dai like, ovvero dal bisogno di sentirci accettate (non rifiutate). Non possiamo non vedere che l’aumento della disforia di genere e della fluidità sessuale, sono correlate all’uso di internet e dei social media.

La dipendenza dai social è fortemente associata alla solitudine e a problemi di autostima e insicurezza, rivelandosene sia la causa, che la conseguenza.  Le ricerche scientifiche dimostrano che i:
  •   alterano la capacità di giudizio
  •   distorcono o annullano l’obiettività di una persona
  •   aumentano l’ansia di chi ne fa uso
  •   possono alterare l’umore, senza che vi siano effettive ragioni
  •   causano malumore
  •   possono accrescere l’irritabilità
  •   aumentano il fenomeno del cyberbullismo negli adolescenti
  •   riducono la vita ad essere osservata, piuttosto che vissuta
  •   riducono la socialità.
Questo accade perchè quando osserviamo la vita degli altri, che ha degli aspetti in comune con la nostra, attiviamo i neuroni specchio ed il nostro cervello si attiva come se stesse vivendo quella vita, ma solo nel cervello. Quello che il cervello sta simulando può essere simile a cose che noi facciamo nella realtà. Sono coivolte le stesse aree, ma non sono esattamente la stessa cosa della realtà. Così, come dimostrano diversi studi, quello che vediamo risulta più facile, più piacevole, l'erba del vicino è più verde. Ma non è così, è solo una beffa del cervello (soprattutto se è immaturo)!

Si tutto sembra più facile, più bello e con tanti like, ma una volta saliti su quel treno, anche se si scende, non si torna più indietro. Il corpo e la psiche vengono irrimediabilmente devastati e compromessi nelle sue funzionalità. Il nostro corpo è una macchina perfetta, che ha bisogno di manutenzione e di elementi per funzionare, non solo il carburante, ma anche l'olio e l'acqua. Se togliamo o abbassiamo uno di questi componenti, il motore inizia a soffrirne, a non funzionare, a invecchiare. Questo accade normalmente con l'avanzare dell'età. Accade a tutti noi ed è particolarmente sentito dalla femmine dopo la menopausa, quando per esempio, il calo degli estrogeni (ormoni femminili) causa l'artrosi e l'atrofia dei tessuti, ma anche la riduzione di capacità cognitive, la voglia di socializzare (che caratterizzano più o meno ogni persona anziana). Bhè questo può accadere anche al corpo di un adolescente che decide di cambiare il suo assetto ormonale. Questo non significa che non possa farlo, ma che prima di farlo, quantomeno, ha il diritto di esserne informato e di essere aiutato a superare eventuali problemi di insicurezza ed autostima, che possono aver condizionato la sua scelta.

Molte detransitioners raccontano di aver iniziato a mettere in discussione il genere da adolescenti, influenzate dai social media.
Il New York Post ha raccolto alcune storie di ragazze pentite della transizione, che pongono in luce non solo la fragilità e la facile condizionabilità dei giovani, ma anche il ruolo dei social.
Helena Kerschner, soffriva di depressione e non si piaceva. A 14 anni, profondamente condizionata dagli attivisti LGBT su Tumblr, pensa di essere «nata nel corpo sbagliato e che tutti i miei problemi nella vita sarebbero stati risolti se avessi fatto la transizione» «Non avevo mai pensato al mio genere o avuto problemi con l’essere una ragazza prima di andare su Tumblr».
Chloe Cole, aveva 11 quando si è iscritta a Instagram e ne è stata profondamente colpita dai »transgender vantavano un numero incredibile di follower»  «mi colpiva perchè all’epoca non avevo molti amici»«Il mio corpo non corrispondeva agli ideali di bellezza e ho iniziato a chiedermi cosa non andasse. Pensavo che se non ero abbastanza bella per essere una ragazza potevo essere un bel ragazzo. In fondo volevo solo essere bella».
Chloe oggi si chiede perché i ragazzi non vengano guidati alla scoperta di sé e a «non odiare i nostri corpi». 
Trovo questa domanda davvero molto intelligente. Fa perno sul problema centrale e ne rivela la soluzione che, ancora una volta, come ho accennato sin dall'inizio, è quella di non rifiutare il proprio corpo e tantomeno di non doverne subire il rifiuto da parte degli adulti, perchè è questo quello che fa un adulto nel momento in cui nega ad un bambino il suo corpo. Gli nega di esistere e di costruire una identità solida, ma flessibile, capace di accogliere e di scegliere!

Ecco allora che torniamo all'origine del problema ed alla fake che la fluidità in generale e la ideologia gender, possano avere un valore con vantaggio evolutivo.
Se la fluidità non fosse la soluzione per una maggiore empatia verso tutti, minoranze comprese, nè della maggiore libertà di scelta, ma fosse invece la causa della fragilità emotiva che induce disagi emotivi, nonché comportamenti antisociali, sia in termini attivi, che di vittime e quindi di fatto una involuzione della specie?




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