ELENCO DEI POST

INTERVISTE, ANGELA FLAMMINI COS'E' LA MENOPAUSA E LE 3 CONSEGUENZE SUL CERVELLO LA GELOSIA CHE UCCIDE MATERNITA' SURROGATA PRO E CONTRO PROFILO DI CHI FA VIOLENZA PSICOLOGICA RISCHI DELL'INSEGNAMENTO DEL GENDER CAUSE REALI DELLA VIOLENZA SULLE DONNE L' AMORE NON BASTA! SMETTILA DI RENDERLO INFELICE! -IL REGALO CHE FA LA DIFFERENZA -MANIPOLAZIONE SESSUALE -IO PROPRIO NON TI CAPISCO VOLERE NON E' POTERE  -QUANDO SI ARRIVA AL LITIGIO, E' TROPPO TA

LITIGARE E NON PARLARSI PER GIORNI

Coppia che litiga, litigare

Far finta che vada sempre tutto bene per evitare litigi, cedere pur di non discutere, fare vittimismo, silenzio punitivo, litigare e non parlarsi per giorni, litigare in continuazione e far pace senza chiarire, come se nulla fosse accaduto, tutte facce della stessa medaglia l'immaturità emotiva e spesso la mancanza di empatia.
 









    
    1.     PERCHE' LITIGARE?
    2. DAL SILENZIO PUNITIVO, ALLA LOTTA, ALLA RITIRATA
      1.     La LOTTA.
      2.     La FUGA PREVENTIVA.
      3.     La SIMULAZIONE PREVENTIVA.
      4.     La RITIRATA FINALE.
    3.     COME EVITARE DI LITIGARE
    4.     GESTIRE, ASCOLTARE, DISCUTERE, MA NON LITIGARE MAI
    5.     IL BOLLORE E LA TREGUA 
    6. LA LETTERA DI SFOGO
    7.         LE SCUSE


    PERCHE' LITIGARE?

    Perchè litighiamo?
    Perchè tutti abbiamo delle ferite, più o meno profonde, che ci portano alla difensiva.
    Perchè siamo diversi.
    Siamo diversi come uomini e donne, siamo diversi nelle nostre esperienze di vita, siamo diversi nei caratteri e nelle modalità di affrontare la vita.
    Si può essere in disaccordo e discutere per qualsiasi motivo, ma le discussioni si trasformano in litigi dolorosi per un solo motivo, perchè non ci sentiamo amati. Quando non ci sentiamo amati, proviamo rabbia e dolore e, quando proviamo dolore, abbiamo difficoltà a comunicare in modo educato, rispettoso ed amorevole.
    La gran parte delle volte, l'arroganza ci porta a pensare che il nostro punto di vista sia l'unico possibile, l'unico corretto.
    Non facciamo nulla per ascoltare e rispettare qualcosa di diverso e ci poniamo come unico obiettivo l'imposizione di noi stessi e dei nostri pensieri, anche se questo crea sofferenza all'altro. Il motivo per cui ci rifiutiamo di accettare e di capire il punto di vista dell'altro, nella quasi totalità dei casi, è dovuto al modo con cui le divergenze vengono espresse.
    Non si comunica, non si discute, non si negozia, non ci si viene incontro, si litiga furiosamente...
    Si finisce col litigare non parlarsi per giorni, con lo smettere di parlarsi con affetto e si inizia a ferirsi vicendevolmente: si rimprovera, ci si lamenta, si accusa, si rinfaccia, si provano dubbio e risentimento. Quando questo accade, non è solo l'amore a soffrirne, ma anche la qualità del rapporto.
    Proprio come COMUNICARE è l'elemento più importante di una relazione, i litigi sono tra gli elemento più distruttivi.


    DAL SILENZIO PUNITIVO, ALLA LOTTA, ALLA RITIRATA

    Al fine di evitare i litigi e la conseguente sofferenza, tendiamo ad assumere delle strategie comportamentali, che purtroppo, non solo non funzionano e non ci fanno crescere, ma finiscono col portare allo sfinimento ed alla frustrazione più completi ed al logorio del rapporto.

    1) La LOTTA.

È un atteggiamento più tipico degli uomini. Appena la conversazione assume connotati di ostilità e si sentono minacciati, essi passano immediatamente l'offensiva. Il loro motto è: "La miglior difesa è l'attacco." Urlano, danno sfogo alla rabbia, rinfacciano, giudicano, umiliano. Pensano erroneamente che intimidendo e sottomettendo il partner, ottengano la ragione e dunque anche l'amore. Quando la compagna batte in ritirata, si convincono di avere vinto, mentre in realtà hanno perduto. La violenza, l'intimidazione e la paura indeboliscono inevitabilmente la fiducia, la stima, l'interesse e l'amore e portano sempre di più alla frustrazione, alla non comunicazione, alla chiusura ed alla perdità di intimità.
    

    2) La FUGA PREVENTIVA.

Anche questo atteggiamento è tipico degli uomini. Gli uomini sanno di essere fisicamete più forti e per evitare di fare del male, evitano il confronto, chiudendosi nel mutismo o nel silenzio punitivo. Ma questo può essere anche un atteggiamento ereditato dal nostro bambino interiore, che ha imparato ad evitare di alzare la voce o di discutere, per non essere punito e picchiato dal genitore. La fuga, non è affatto da considerarsi una saggia ritirata di riflessione o una tregua, in realtà, è un atteggiamento passivo-aggressivo, è una guerra fredda. Il silenzio punitivo è una violenza sia verso se stessi, che verso l'altro. Questa tattica può garantisce pace apparente, ma alimenta inevitabilmente risentimento e frustrazione e fa scendere drammaticamente l'intimità e la complicità. Litigare e non parlarsi per giorni fa dimenticare la passione e l'amore.
    

    3) La SIMULAZIONE PREVENTIVA.

È questo l'atteggiamento tipico delle donne. Per evitare di soffrire, la persona finge sempre che non ci sia alcun problema. Si stampa un sorriso sul viso e si mostra conciliante e condiscendente in tutto. Con il tempo, nondimeno, il suo risentimento e la sua ostilità crescono. Continuando a dare, senza ottenere ciò di cui abbisogna, finirà col porre fine all'amore ed al rapporto, con gran sorpresa dell'uomo che improvvisamente casca dal pero.
    

    4) La RITIRATA FINALE.

Anche questo atteggiamento è maggiore nelle donne. Piuttosto che litigare, la persona cede. Prende su di sé la colpa e si assume la responsabilità di qualunque cosa stia turbando il partner. Così facendo, per qualche tempo, è in grado di creare ciò che sembra una relazione basata sull'amore e sul sostegno, ma alla lunga finisce con lo smarrire se stessa e l'amore.

    La lotta e la fuga, sono ciò che scatenano la lite in una donna. La fuga è ciò che fa tracimare i bordi, ciò che manda totalmente in tilt la donna, peggiorando qualsiasi situazione. Questo accade perchè la donna, abituata da millenni a comunicare ed essendo la comunicazione la sua modalità per scaricarsi, per liberarsi dallo stress, per trovare soluzioni e per stare meglio, vede tentativo di minimizzare dell'uomo, o nel litigare e non parlarsi per giorni o nel silenzio punitivo una modalità aggressiva dell'uomo di affrontare un problema o di eluderlo, una vera a propria violenza psicologica che la fa sentire rifiutata, abbandonata, non amata. Questa interpretazione funesta, il dramma che avverte, si somma alla impossibilità della donna di estrernare i propri sentimenti e quindi di attingere alla sua fonte di benessere, l'ossitocina, facendola innervosire ed allontanare ancora di più. In realtà siamo solo di fronte ad incomprensioni. Ciò che la donna considera silenzio punitivo può essere un modo del tutto maschile di evitare lo scontro e quindi far del male alla donna, in altri termini, un segno di amore.

    La simulazione e la ritirata, sono, invece, ciò che scatenano la lite in un uomo. Per esattezza, non la passività nella discussione o l'accondiscendenza amorevole della donna, ma le conseguenze che esse hanno sulla sua felicità e, di conseguenza, sul senso di inedeguatezza e/o di colpevolezza dell'uomo. E' tipico che un uomo lamenti: "La amo moltissimo, lei mi dà tutto quello di cui ho bisogno, io non le faccio mancare niente (apparentemente), ma non è felice, si lamenta sempre!" Per un uomo è il fatto di non essere in grado di rendere felice la propria donna il vero dramma, è una mina alla proria identità. Così, è altrettanto tipico che la donna lamenti una depressione ed un esaurimento,  un dare troppo non corrisposto, di cui non conosce nemmeno l'origine. Per assecondare solo il partner e per avere rinunciato a se stesse, in nome dell' amore, alla fine, provano solo risentimento, frustrazione e depressione, scatenando le reazioni degli uomini. Anche in questo caso siamo solo di fronte ad incomprensioni uomo donna. La donna non sa che da troppo e che l'uomo sarebbe molto felice e più motivato a non ricevere. L'uomo non sa che la lamentela è solo un modo per stare meglio e non ha niente a che fare con loro.

    In tutti i casi, si possono notare  tre elementi comuni: il malcontento o il disaccordo, l'aria di tempesta e la non comunicazione.
    Se c'è malcontento o disaccordo, come si può trovare un accordo o l'appagamento dei propri bisogni, se non si comunica?
    Come si può comunicare, se c'è aria di tempesta e la paura che, comunicando, qualcosa inevitabilmente si rompa?
    La conseguenza più ovvia di tutti questi atteggiamenti e quindi dell'impossibilità di comunicare il proprio disagio e di porvi rimedio, è la rabbia.
    La rabbia esprime il nostro vitale bisogno di affermare il nostro Io.
    Quando siamo arrabbiati, sentiamo che qualcuno o qualcosa sta calpestando il nostro Io...


    COME EVITARE DI LITIGARE

    Per evitare di litigare, ma, ancora prima, l'aria di tempesta, che ci pone automaticamente sulla difensiva, bisogna dunque COMUNICARE.
    Ma comunicare non basta. Bisogna farlo in modo calmo e per farlo, bisogna che la controparte ASCOLTI  e RISPETTI, anche le differenze o ciò che reputa assurdo.
    Premesso che si abbia il diritto e la voglia di COMUNICARE e che la controparte abbia il rispetto e la voglia di ASCOLTARE, a questo punto, bisogna comunicare nel modo più corretto, cercando di evitare di scatenare la reazione funesta dell'altro.
    Come fare?
    Prima cosa, IMPORTANTISSIMA: CHIEDERE!
    L'unico modo di non incappare in false conclusioni ed interpretazioni del comportamento altrui è chiedere chiarimenti, possibilmente senza esprimere il proprio rammarico. Per es. "perchè oggi non mi ha chiamata a pranzo?" piuttosto che "mi fa soffrire che non mi chiami a pranzo, perchè oggi non l'hai fatto?", evitando "ecco, lo sapevo, tu sei...."

    La seconda cosa da fare è non toccare il punto debole dell'altro.
    Il punto debole dell'uomo è il suo bisogno di sentirsi accettato ed apprezzato, per ciò che fa.
    La donna avvia e intensifica i litigi esternando i suoi sentimenti negativi e facendo sentire l'uomo incapace di renderla felice e quindi inadeguato. Per prevenire, deve semplicemente non far sentire l'uomo incapace e apprezzarlo constantemente, mostrandogli fiducia.
    Come abbiamo già visto, il bisogno primario dell'uomo è quello di sentirsi apprezzato e la cosa, che lo innervosisce oltremodo, è proprio non sentirsi tale e quindi non sentirsi amato.
    Più un uomo ama una donna, più gli risulta difficile confrontarsi con le divergenze e con l'incapacità di rendere felice la propria donna. Quando si accorge che a lei non piace qualcosa che fa, o non fa, tende a sentirsi offeso e a pensare che in realtà ciò che a lei non piace è lui stesso.
    Quando l'uomo non riesce più a portare il peso del senso di colpa e dell’autocritica, comincia a criticare lei e a scaricarle le colpe su di lei.
    Se privato dell'amore di cui ha bisogno, si mette sulla difensiva, il suo lato oscuro emerge e d'istinto estrae la spada.
    Quando un uomo è in combattimento, tutto ciò che gli interessa è vincere, avere ragione, ed è talmente concentrato su questo obiettivo che usa qualsiasi mezzo, dal tono di voce, alle parole e ai gesti, per far soccombere l'altro. L'uomo non è sensibile, come la donna, ai commenti ed ai toni, quindi, non si rende conto di apparire violento, né di quanto il suo atteggiamento faccia male alla donna. Un uomo ferisce inconsapevolmente la sua compagna parlando in modo aggressivo e minimizzando le di lei emozioni, spiegandole ad esempio perché non abbia alcun motivo di essere addolorata. La donna, sensibilissima al minimo turbamento di voce, istintivamente tende a difendersi dagli attacchi, fino poi, molto spesso, a battersi in ritirata, pur di evitare altra violenza.
   
  Il punto debole della donna è il suo bisogno di sentirsi amata e sicura, per ciò che è, comprese le sue fragilità.. Per sentirsi così la donna ha bisogno di sentirsi ascoltata e capita, ha bisogno di parlare. Esternare i sentimenti allevia lo stress nella donna, ma aumenta quello dell'uomo, quindi, per prevenire il litigio, la donna deve  imparare ad esternare i suoi bisogni, senza lamentarsi, senza enfatizzare troppo le sue emozioni negative e senza divagare, ma restando sul problema.
L'uomo, di contro deve imparare ad ascoltarla senza sentirsi minacciato o incapace, anzi, capace di farla stare meglio sfogandosi.
Come abbiamo visto, l'uomo avvia e intensifica i litigi con la sua aggressività e minimizzando i sentimenti della donna. In questo modo, infatti, ella non si sente amata, per i suoi sentimenti di donna e si sente minacciata ed in pericolo. La cosa più semplice che un uomo può fare, per evitare una lite, è dare importanza alle emozioni della donna, ogni giorno e soprattutto quando vede che lei sta male, il che coincide, spesse, con il momento in cui una donna smette di parlare.
    Innanzitutto, deve trovare il modo di prevenire la frustrazione della donna di non poter comunicare, chiedendole spesso dei propri stati d'animo e ponendosi semplicemente all'ascolto, senza dire niente, senza interrompere, senza giustificarsi, prima ancora di essere attaccato, e soprattutto senza cercare di sminuirne lo stato d'animo, con frasi tipo "sei troppo sensibile" "sei infantile" "le cose non stanno come dici tu" "non dovresti prendertela tanto"...
    La seconda cosa che può fare l'uomo per evitare di litigare è evitare la fuga, l'indifferenza, il silenzio punitivo, oppure diventare aggressivo, pungente, distaccato e interrompere la donna con una lunga serie di difensive o soluzioni o litigare e non parlarsi per giorni... Ricordiamoci che le donne evitano istintivamente i conflitti e lo fanno parlando.

  1.        Una donna, per evitare di litigare, per prima cosa, prima di parlarne con il partner, deve parlarne con un'AMICA. In questo modo, la donna riesce a sfogarsi, a ridurre il carico emotivo ed anche, spesso, a minimizzare il problema. Tra l'altro, così facendo, ella ripristina il suo livello di ossitocina e quindi di benessere ed amorevolezza.
  2.        In secondo luogo, deve imparare a COMUNICARE in modo CORRETTO, cioè sintetico (max 10 min), e farlo nel MOMENTO GIUSTO, ovvero quando i livelli di testosterone dell'uomo si sono riequilibrati, per esempio, la domenica sera o il lunedì mattina o la mattina in generale.
  3.        Terza cosa, deve imparare a comunicare, ANTICIPANDO  all'uomo quale COMPITO si aspetta da lui e ringraziandolo, per l'ascolto, per esempio, dicendo: "Avrei bisogno di spiegarti quello che provo. Non c'è bisogno che tu dica niente, nè che mi proponga soluzioni. Adesso ho solo bisogno di essere ascoltata e poi mi sentirò meglio. Sono certa che, col tempo, saprai trovare la soluzione migliore per aiutarmi".
  4.        Non appena finisce di parlare, la donna DEVE ALLONTANARSI. Così, l'uomo ha la sensazione di averla aiutata e quindi di aver fatto la cosa giusta.
  
    


    GESTIRE, ASCOLTARE, DISCUTERE, MA NON LITIGARE MAI

        Quando si arriva al litigio, ormai è troppo tardi e, come nel caso del ragazzo, dei chiodi e dello steccato, troppi litigi uccidono anche l'amore più bello e lacerano le persone.
    Si può discutere i pro e i contro di una questione controversa. Ci si può chiedere che cosa accadrebbe se... o quale sarebbe la cosa peggiore se... e poi  trovare la via migliore.
    È possibile essere aperti, onesti e perfino esprimere sentimenti negativi, senza dover arrivare a litigare con violenza.
    Comunicare, ascoltare, discutere, negoziare, ma non litigare.


    IL BOLLORE E LA TREGUA 

    Una coppia dovrebbe aspettare almeno DODICI ORE prima di riprendere l'argomento della discussione.
    Quando gli animi sono fomentati, non ci può essere nulla di costruttivo e positivo.
    La TREGUA, per un uomo, è piuttosto naturale, ma non lo è affatto, anzi, è proprio la sensazione di fuga dell'altro, del paventato disinteresse e l'impossibilità di parlare, di sfogarsi e quindi di ripristinare i propri livelli di ossitocina, che scatenano l'ira funesta delle donne.
    Esse dunque, devono impararne l'utilità e gli uomini possono aiutarle, facendo comprendere loro, che non stanno minimizzando l'importanza dei loro sentimenti, ma anzi, esattamente il contrario, cercando la soluzione migliore, con la calma. Possono, ad esempio dire "Quello che dici è importante per me. Mi serve un po' di tempo per riflettere, poi ne riparleremo."

    - Per liberarci dalla rabbia, facciamo ATTIVITA' FISICHE che ci portino allo sfogo, come battere i pugni su un cuscino o un sacco, percuotere il materasso con un battipanni o i palmi delle mani, tirare calci, saltare con la corda.

    - Per placare la rabbia, abbiamo visto,  che noi donne, dobbiamo parlarne, con un'amica, possibilmente, e mai con un uomo (tenderebbe a interromperci ed a darci soluzioni, facendoci arrabbiare ancora di più), se non ve n'è la possibilità o la voglia, parliamo a noi stesse, in una lettera di sfogo, in cui raccontiamo il nostro dolore, come se dovessimo poi spedirla a chi è causa della nostra rabbia.


        "La collera dell'uomo eccellente dura un momento,
        quella del mediocre dura due ore,
        quella dell'uomo volgare un giorno e una notte,
        quella del malvagio non cessa mai"
        (Subhashitarnava Sentenze singalesi, XVII sec.)




LA LETTERA DI SFOGO


           1. Questa LETTERA DI SFOGO, corredata di tutte le parolacce che riteniamo di dire, ovviamente è valida per tutti, di ambo i sessi. E' un grande aiuto per sbollentare e, rileggendola, anche per farci rendere conto di quanto possiamo essere ingiusti e cattivi, nei momenti di rabbia.Teniamola tutto il tempo che ci occorre, rileggiamola, ma non facciamo mai l'errore di consegnarla al destinatario. Quando si è in collera, si dicono e si fanno cose di cui poi ci si pente.

           2. Dopo aver placato i bollori, analizziamo la nostra rabbia da fuori, come spettatori e facciamone tesoro, provando a chiederci: PERCHE' SONO COSI' IN COLLERA? Per ciò che fa o non fa, o per ciò che dice, o per come lo dice, oppure, come di frequente, PER IL SIGNIFICATO CHE IO ATTRIBUISCO AL SUO COMPORTAMENTO?  CHE PAURA C'E' SOTTO?

           3. CIO' CHE MI STA FACENDO ARRABBIARE, STA METTENDO A RISCHIO LA MIA SOPRAVVIVENZA? Se, in auto, mi arrabbio perchè chi mi è davanti, in strada, va pianissimo, molto probabilmente, non sono in una situazione di rischio, anzi il contrario. Se scatto è per ciò che questo comportamento mi scatena, ovvero pensieri del tipo "Ma guarda questo, non si rende conto che sulla strada ci sono altre macchine? Non ha nessun rispetto..!" e via a tutta una serie automatica ed incontrollata serie di pensieri che si associano alla mancanza di rispetto o alla violazione del nostro io o a qualche situazione del passato che ce la ricordi e che non è stata resettata. Così, un uomo che si arrabbi per le lamentele di una donna, è arrabbiato con lei per quello che dice o perchè non si sente accettato (e via a tutto il passato che vi è collegato)? Che paura c'è sotto? E' davvero questo che la donna gli sta comunicando, oppure il contrario? E' una svalutazione, oppure un segno di apprezzamento e fiducia, nel chiedere a chi si ritiene in grado di dare? Così, una donna che si arrabbi con un uomo, perchè sminuisce i suoi pensieri o bisogni, è arrabbiato con lui, o con il suo modo di comunicare/non comunicare? oppure è arrabbiata perchè non si sente amata e rispettata (e via a tutto il passato che vi è collegato!)? Ed è davvero questo che l'uomo le sta comunicando, oppure che l'ama così tanto che non vuole sentirla insoddisfatta e rifiuta l'idea di non essere accettato? Le dinamiche interpersonali, purtroppo, sono sempre falsate dal nostro passato e dalle reazioni che opponiamo ad esso, piuttosto che a chi abbiamo di fronte, soprattutto in caso di discussioni.

           4. Allora, chiediamoci: QUANTA COLPA REALMENTE HA L'ALTRO PER LA NOSTRA RABBIA? QUANTA DIPENDE DAL PASSATO? QUANTA RESPONSABILITA' ABBIAMO NOI IN TUTTO QUESTO?

           5. E' CON L'ALTRO CHE SIAMO ARRABBIATI, O CON NOI STESSI, REALMENTE?

           6. Di grande aiuto è certamente il CONFRONTO con qualcuno dell'altro sesso, che possa farci comprendere se le nostre pretese e la nostra rabbia siano fondati oppure no ed aprirci ad un mondo completamente diverso dal nostro. Come ho già detto sopra, è meglio che questo confronto avvenga quando si è sbollentata la rabbia e ci si riapre all'ascolto.

           7. Per liberarci da ogni risentimento, durante il periodo di tregua possiamo provate a scrivere una LETTERA DI SINTESI, o meglio un elendo, specificando cio che: "Mi fa paura..." "Mi rattrista..." "Mi rende felice se/quando..." "Ti amo perchè.." Questa lettera, avrà un duplice scopo. Da una parte, quello di aiutarci a sbollentare la rabbia e a focalizzare il problema. Dall'altra parte, ci aiuterà a riprendere il contatto con l'amore ed i motivi per cui avevamo scelto proprio quel partner.



        LE SCUSE

            Ogni qualvolta si verifica una crisi di coppia, basta che uno dei due si scusi, per ricreare l'armonia.
            C'è sempre qualcosa per cui scusarsi, anche se si ritiene che il partner abbia torto.
            Basta anche dire, semplicemente, di essere dispiaciuti per l'accaduto e di volerci riconciliare.
            Scusarci è l'arma più potente che abbiamo ed è la capacità più importante che possiamo imparare.
            Se il partner si scusa e noi non siamo ancora pronti a fare pace, non importa, facciamogli almeno capire che apprezziamo il gesto.


                    "C'era una volta, un ragazzo con un brutto carattere.
                    Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e
                    gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino
                    ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno.
                    Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato.
                    Nelle settimane seguenti, imparò a controllarsi
                    e il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì giorno per giorno.
                    Finalmente arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò alcun chiodo nello steccato.
                    Allora andò dal padre e glielo raccontò.
                    Il padre allora gli disse di levare un chiodo dallo steccato
                    per ogni giorno in cui non aveva perso la pazienza e litigato con qualcuno.
                    I giorni passarono e finalmente il ragazzo poté dire al padre
                    che aveva levato tutti i chiodi dallo steccato.
                    Il padre portò il ragazzo davanti allo steccato
                    e gli disse: "Figlio mio, ti sei comportato bene
                    ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato.
                    Lo steccato non sarà mai più come prima.
                    Quando litighi con qualcuno
                    e gli dici qualcosa di brutto,
                    gli lasci una ferita come queste.
                    Puoi piantare un coltello in un uomo,
                    e poi levarlo, ma rimarrà sempre una ferita.
                    Non importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà."


                © copyright Dott.ssa Angela Flammini - All rights reserved - Tutti i diritti sono riservati. Qualsiasi riproduzione, anche parziale, è vietata.


Commenti

  1. Grazie.mi è stato di aiuto.in modo concreto e dolce.

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    1. Perdonami se rispondo con un ritardo così grande. Non sò perchè ma non vedo i commenti. Li ho visti oggi, in una marea di spam. Scusama e grazie di cuore. Mi fa molto piacere il tuo riscontro e la tua dolcezza comunicativa. Spero che tu possa ricevere la mia risposta, anche se in ritardo.

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  2. Grazie.mi è stato di aiuto.in modo concreto e dolce.

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