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CRISI DI COPPIA DEL SECONDO ANNO (O PRIMA) E DOPAMINA

La crisi di coppia del secondo anno è un pattern prevedibile.

Molte coppie intorno al secondo anno di relazione inizianoa presentare le prime vere crisi di coppia: litigi più frequenti, calo del desiderio, distacco emotivo. Non è un caso. Studi longitudinali su migliaia di coppie mostrano che il declino nella soddisfazione relazional, ovvero la coppia in crisi si manifesti spesso entro il primo o il secondo anno, accelerando nei mesi che precedono una separazione (Lavner et al., 2012; Lavner & Bradbury, 2021), periodo chiamato terminal decline.

Eppure il secondo anno non è l’inizio della fine, ma la fine biochimica di una fase, necessaria per mettere alla prova la crisi di coppia e passare ad una fase successiva di amore più solido e maturo.


🔬 L’innamoramento è chimica, non magia

Durante i primi mesi, il cervello di chi si innamora è letteralmente sotto l’effetto di un “mix” neurochimico. A dominare la scena è la dopamina, lo stesso neurotrasmettitore coinvolto nel piacere, nelle ricompense e nelle dipendenze.Studi di neuroimaging mostrano che l’innamoramento attiva le stesse aree del cervello attivate dalla cocaina: il nucleus accumbens, l’area tegmentale ventrale e la corteccia prefrontale mediale (Fisher et al., 2005). E come in tutte le dipendenze, la caratteristica della dopamina sono il piacere, il desiderio, la compulsione, l'assuefazione (non ci basta mai), la crisi di astinenza e l'abbassamento del senso critico e della capacità di vedere la realtà (ed il partner) per quella che è.

Nello stesso periodo, altri neurotrasmettitori contribuiscono al piacere ed al legame, come le endorfine, l'ossitocina e la vasopressina. Questo spiega l’euforia, l’ossessione e la continua ricerca dell’altro tipici delle prime fasi di una relazione. A questa ossessione contribuisce anche l'iniziale calo di serotonina, che ci rende meno cauti e più facilmente coinvolti in un bisogno e pensiero ossessivo verso il partner.

Ma questo effetto non dura per sempre. Dopo un periodo che varia tra i 6 e i 24 mesi, la dopamina cala e con essa riemerge la capacità di discernimento, mentre l'aumento crescente di ossitocina e vasopressina — neuropeptidi che facilitano l’attaccamento a lungo termine, può ridurre l’eccitazione (Acevedo et al., 2012).


📉 Quando la dopamina cala, subentra la crisi di coppia?

In molte relazioni, il passaggio dalla fase dopaminergica, della infatuazione e dell'innamoramento, alla “fase dell’attaccamento” non è indolore. Il desiderio di novità, la voglia di scoperta e l’euforia si attenuano. La relazione diventa più stabile, ma anche più prevedibile e meno illusoria. Per alcuni è un segno di maturità. Per altri, è l’inizio della noia o della fine...

Ecco perché il secondo anno è così delicato: il cervello smette di rilasciare la stessa quantità di dopamina per il partner. E se nel frattempo sono entrate in scena o se già esistono fonti alternative di stimolo dopaminergico (come i social o i videogiochi), il confronto tra le fonti di appagamento, seppur inconsciamente può diventare impietoso.


📱 Social media e dopamina artificiale: un cortocircuito emotivo

Oggi viviamo in un mondo che ci fornisce dopamina on demand: uno scroll, un like, una notifica — piccole dosi di dopamina e gratificazione che stimolano costantemente il sistema di ricompensa del cervello (Zacharias et al., 2023).

I social sono progettati per catturare attenzione usando gli stessi meccanismi delle slot machine: ricompense intermittenti e stimoli visivi veloci. Ogni interazione può attivare il circuito dopaminico, generando una dipendenza simile a quella da sostanze (Meshi et al., 2019).

Questo crea un problema enorme per le relazioni: quando il cervello è abituato a un livello altissimo e costante di stimolazione, la routine di coppia — fatta di abitudini, silenzi e momenti meno intensi — può sembrare “spenta”, “piatta”, quasi noiosa.

Inoltre, la facilità di attenzioni "extra" a portata di click  e comportamenti come il phubbing (ignorare il partner guardando lo smartphone) sono correlati a una ridotta soddisfazione relazionale e aumento della solitudine (Roberts & David, 2016).


🧬 Non siamo tutti uguali: genetica e ricerca di novità

Studi genetici hanno dimostrato che due geni possono condizionare il comportamento dopaminergico. 

  1. Uno rende le persone più inclini  ad avere un comportamento chiamato novelty-seeking: cercano sempre stimoli nuovi e relazioni intense ed emozioni forti, ma brevi (Munafo et al., 2008). Hanno anche maggiore impulsività e difficoltà a mantenere attenzione in situazioni stabili e ripetitive. 
  2. L'altro invece ubdyce maggiore dosponibilità dopaminergica nella corteccia prefrontale, quella delle decisioni ponderate: queste persone sono più riflessive, attente e esplorative, ma anche più sensibili allo stress (Kim et al., 2006).  La degradazione più veloce della dopamina, le rende meno soggette a picchi emotivi, ma anche meno inclini all’euforia. In uno studio, soggetti coreani, mostravano maggiore tendenza al perdono e meno rabbia rispetto ai primi (Kang et al., 2010).



🎯 Cosa fare per evitare la crisi di coppia?

Le relazioni moderne devono affrontare una sfida inedita: competere con la dopamina prodotta artificialmente dal mondo digitale. Ma la soluzione non è rifiutare la tecnologia — è imparare a usarla consapevolmente.

E alcune strategie possono aiutare a riattivare i circuiti della dopamina nella coppia p0er evitare la crisi di coppia:

  • Fare cose nuove insieme oper l'altro, le novità favoriscono la produzione di dopamina

  • Favorire il benessere psicofisiologico reciproco, attraverso la produzione di ossitocina (le donne) e testosterone (gli uomini) in modo che l'altro risulti una fonte di piacere e benessere e resti sempre desiderabile, cosa che fa aumentare la dopamina

  • Ridurre l’uso dei social , del gaming e di qualsiasi altra fonte alternativa di dipendenza, ovvero di dopamina

La passione può spegnersi… o trasformarsi. Ma per farlo, va alimentata. E soprattutto: va capita.


📚 Bibliografia essenziale


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