Questo
è ciò che risponderei ad un head hunter
lungimirante, che volesse
verificare il mio grado di autostima o di sicurezza
o di
resilienza o di assertività
o di serenità, ponendomi
la domanda: “Hai mai fallito?”
“Sì,
ho fallito tante volte ed in tutti i contesti basilari per la
sicurezza di una persona e spesso ho dovuto arrendermi, ma non mi
sento fallita”.
Ecco, io ho perso tutto.
Voglio raccontartelo, perché è facile mettersi sulla cattedra, ma lo è meno dimostrare la lezione con la propria vita e sono certa che ciò che ha aiutato me aiuterà qualcun altro.
Ho fallito come psicologa, quando non ho capito il disagio emotivo del mio compagno, ovvero che la sua maschera da “bravissimo uomo” copriva (appunto) un narcisismo covert, la mancanza di empatia, l'egoismo, la manipolazione psicologica e la menzogna. Mi metteva sempre al primo posto e mi trattava da regina e questo mi aveva fatta capitolare. Ma questo era il tipico love bombing dei narcisistu e dietro si nascondeva il bisogno di manipolazione e controllo. Dietro l'apparente richiesta amorevole “Lascia il lavoro, a te ci penso io!”, si nascondeva una gelosia paranoica, un abuso emotivo, che nel tempo mi ha indotta a isolarmi da tutto, finché logora, ho deciso di cessarlo, ritrovandomi però, senza lavoro, senza soldi e persino con una diffamazione reiterata nei miei confronti, da parte sua, a giustificazione dei suoi misfatti, compresi i tradimenti.
Ho fallito come professionista. Dopo essermi sempre mantenuta da sola (anche agli studi) ed aver fatto tanti sacrifici per pagarmi il mutuo, mi trovavo senza lavoro, senza soldi e senza la possibilità di pagare il mutuo, ovviamente.
Ho fallito come persona. La banca non mi ha concesso la sospensione perché ero una libera professionista e non una dipendente, sono finita protestata e la mia casa è finita all'asta.
Tutto
questo ha minato il mio senso di sicurezza, non solo emotivo, ma
anche materiale e la reazione stressogena mi ha fatto sviluppare il
cancro alla mammella, proprio a quella parte del corpo che
rappresenta la femminilità, l'accogliere...
Il
trattamento anticancro antiormonale mi ha fatto perdere la
possibilità di avere figli. I sintomi della menopausa
iatrogena
(medica) sono stati così invalidanti che ho perso anche il
mio nuovo
fidanzato, che non tollerava i sintomi urogenitali, e le mie
facoltà
e potenzialità cognitive, limitandomi ancor più
lavorativamente.
Quella piccola pensioncina di invalidità dei primi anni, mi
ha
permesso di dedicarmi al mio sogno di creare un almanacco innovativo
per migliorare le relazioni. Non sono riuscita a cavarne un ragno dal
buco, sembrava che il tocco magico che ho sempre avuto fosse svanito
insieme a tutte le mie sicurezze. Ho dovuto arrendermi, almeno come
fine primario, perché se non guadagno, non posso salvare la
mia
casa.
Ho fallito e perso tutto il mio numero di telefono storico, tutti i miei lettori a causa di gravi violazioni di copyright, la mia proprietà intellettuale, la mia proprietà immobiliare, la mia auto, persino mio padre e la mia micia. Ho perso tutto ciò che serve alla sopravvivenza e che a chiunque può dare sicurezza (salute, denaro, casa, lavoro, relazioni, professione, identità). Ho perso me stessa e ciò che pensavo di essere, ma mi sono ho trovata davvero.
Perché tutto questo ha un senso e
quando l'ho compreso ed accettato, quando
mi sono arresa, mi è piombata addosso una grande pace e
serenità e
con essa tutta una serie di piccole magie.
Ho
compreso che la mia vita, fino ad allora, era stata una specie di
Truman show di cui io stessa ero l'autrice. Non c'è nessuna
sfortuna, nessun destino avverso, nessun regista estraneo, nessun
cattivo fuori, nessuna responsabilità altrui.
La
responsabilità è solo mia, la regia della mia
vita è solo mia, nel
bene e nel male. Mio è il locus of control della
mia esistenza e dello scopo della mia vita.
La
chiave di evoluzione non sono state l'assertività
e la
resilienza, ovvero la capacità di essere
proattiva,
trasformando il negativo in positivo, ma piuttosto il locus
of
control.
Questa
è la cosa forse meno facile per tanti, ma quando si
comprende, tutto
cambia. Siamo in gran parte molto più propensi a puntare il
dito
fuori, invece bisogna assumermi la piena responsabilità di
tutto
ciò che di negativo c'è nella propria vita ed
imparare ad accettare
sia ciò che non si può cambiare, sia
ciò che si può cambiare,
ma non ci riesce.
Nulla
accade per caso. Non siamo sfortunati o incapaci o vittime
del
mondo fuori. Ogni persona ed evento che accade nella nostra vita
è
lì perché, in qualche modo, conosciamo quelle
dinamiche, le
sappiamo gestire, ma dobbiamo imparare ad uscirne fuori, accrescendo
l'amore per noi stessi.
Tutto è accaduto perché io l'ho attratto a me per capire la mia lezione personale e di vita. Non ho fatto altro che reiterare, in modo diverso, gli schemi neuronali (facilitati) dei primi 7 anni di vita, in cui venivo sbattuta a destra e manca, senza radici (e sicurezza) sia fisiche, che relazionali/emotive ed in cui pur di “sopravvivere” e conquistarmi sicurezze, ho dovuto costruire una personalità “troppo” attenta ai bisogni altrui, piuttosto che ai miei, totalmente fondata sul merito e sulla giustizia.
Invece, dobbiamo abbracciare la resilienza e l'assertività, non perché siamo capaci o giusti, ma nonostante abbiamo la consapevolezza che i nostri fallimenti li abbiamo attratti noi. Questa è la porta dell'amore incondizionato verso noi stessi, con tutti i nostri limiti. Così, proprio io, quella codipendente dalla felicità altrui, quella che si è sempre conquistata la fiducia e la stima (propria ed altrui), con il merito e che quindi inconsciamente pensava di essere meritevole per i suoi successi, doveva invece imparare ad amarsi e meritare nonostante i suoi insuccessi e nonostante anche se stessa.Tutti
meritiamo amore incondizionato a prescindere dal fatto che siamo o no
capaci di rendere felici gli altri e questo amore deve essere
equilibrato. Non si può solo dare, bisogna imparare a
ricevere, in
primis da sé stessi. Giacché quando imputiamo a
qualcuno qualche
pecca, in qualche modo lo facciamo a noi stessi. Per esempio, se
pensiamo che qualcuno o la vita sia ingiusta con noi, in qualche modo
siamo noi ingiusti con noi stessi.
Bisogna
imparare a pensare anche al nostro benessere, a dire no, a dare solo
quando richiesto ed a dare ciò che serve all'altro, non
ciò che noi
pensiamo desideri.
Ecco
questa è la vera autostima, per me.
Autostima,
cioè stima di sé stessi, non come persona
“capace”, bensì come
“essere umano” e quindi anche plausibilmente
incapace,
immeritevole o fallibile; stima di sé stessi non come solo
“testa”,
bensì come “tutto, connesso al tutto”.
Questa
è la lezione che io dovevo imparare, ad essere umana ed
amarmi
totalmente ed incondizionatamente.
Non
ci si può amare davvero finché non
impariamo ad accettare i nostri fallimenti ed i nostri
“non”
meriti.
Non si può amare
davvero, finché non si ama se stessi, perché si
finisce con
l'identificare come amore ciò che invece è solo
il nostro modo di
sentirci ok, tramite l'altro.
Se
hai fallito in qualcosa, non negarlo, non combatterlo, combatteresti
contro te stesso.
Accettati.
Ascolta il tuo corpo. Amati.
Anche
se ti arrendi non hai perso. Quelli che si arrendono, in fondo,
creano più spazio per le cose che contano davvero.
Solo chi è capace di fallire e di arrendersi senza attaccamento, può dirsi sicuro di sé ed è proprio questo senso di sicurezza che può permettergli di avere uno stile di “attaccamento sicuro” e non prevaricante, sia con sé stesso che con gli altri, ovvero avere maturità emotiva (guardare dentro) , empatia (guardare fuori) e capacità di agire in modo vantaggioso per tutti, sviluppando intelligenza emotiva e soft skills fondamentali nelle relazioni, di qualsiasi genere, a partire da quelle a maggior contenuto emotivo, la nostra vera scuola di vita...
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Cerca il fallimento, troverai resilienza, assertività, locus of control, autostima, amore!
Verità assoluta, condivido pienamente perché ho personalmente vissuto un fallimento economico e d'amore,
RispondiEliminaed è solo chi li ha vissuti che sa bene cosa ci vuole per uscirne e sa meglio dare ad altri.
Gian, assolutamente d'accordo con te. Quando lo hai vissuto puoi comprendere, quando lo hai accettato puoi amarti, quando hai perso tutto puoi trovarti. E soprattutto, cosa che non è facile e nemmeno per tutti, quando te ne assumi la piena responsabilità e smetti di puntare il dito fuori o di essere arrabbiato, ma capisci che lo hai attratto a te, perché quella è la ferita che conosci e la dinamica difensiva che devi imparare a dismettere, ti riempi di una pace e di una serenità senza limiti.
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